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Per il brutale stupro alla Garbatella a inchiodare Valentine Omwanta, 32enne clandestino e di origini nigeriane già in carcere a Velletri con l’accusa di violenza sessuale e rapina, è stato il Dna. Le sue tracce trovate dalla polizia Scientifica sul reggiseno della vittima, una romana di 44 anni che la sera del 30 settembre del 2022 era stata aggredita in via Alessandro Valignano all’interno della sua macchina, per la Procura è la prova regina che chiude il cerchio delle indagini. Un’inchiesta complessa quella degli investigatori della IV sezione della squadra Mobile, che sono partiti dalle analogie con uno stupro che si era consumato ad Anzio: lo scorso maggio una 19enne era stata bloccata mentre rientrava a casa lungo la via Nettunense e trascinata in una cascina dove era stata poi legata e brutalmente violentata per ore. Grazie a un momento di distrazione dello stupratore, era riuscita a fuggire e a chiedere aiuto. Partì una caccia all’uomo che portò all’arresto, due mesi dopo, del 32enne. Durante i primi accertamenti emerse inoltre che già nel 2016 l’uomo era stato arrestato in Sicilia, a Trapani, per violenze, lesioni e rapina. Aveva infatti abusato di una 57enne e poi condannato a 7 anni di carcere. Tornato in libertà, si è trasferito sul litorale romano ed è tornato a colpire.
IL MODUS OPERANDI
La prima luce nell’inchiesta sullo stupro della Garbatella si era accesa confrontando quanto riferito dalla 44enne con il racconto della 19enne di Anzio. «Aspetti peculiari delle due violenze che non potevano essere una casualità» sottolineano gli investigatori: «In entrambi gli episodi di violenza le vittime sono state seguite e poi aggredite. L’arrestato si aggirava come un predatore per poi colpire. Inoltre, sono indicative la violenza e la brutalità con cui l’arrestato si è accanito sulle donne. Ancora, l’uomo ha utilizzato dei guanti e un laccio, con cui ha legato la ragazza di Anzio e la vittima della Garbatella. Infine, in entrambi gli abusi, ha stretto le vittime al collo» sottolineano ancora i poliziotti, che per quindici mesi hanno proceduto con rilievi, accertamenti e controlli. Con un’accelerazione nell’inchiesta e l’intuizione, dopo lo stupro di Anzio, che ha aperto una nuova pista investigativa, fino a inchiodare Omwanta.
LE TRACCE
«Abbiamo così definito quello che è il profilo di uno stupratore seriale - sottolineano gli investigatori della squadra Mobile - perché già nel 2016 era stato condannato per violenza e, una volta scontata la pena, è tornato a colpire.
Il Messaggero