Roma, storni in cielo e molto guano. Il racconto di Roma negli Usa: «Spettacolo suggestivo e disagi»

Il Washington Post descrive i due volti del fenomeno

Roma, storni in cielo e molto guano. Il racconto di Roma negli Usa: «Spettacolo suggestivo e disagi»
Belli e affascinanti per i turisti e amanti del mondo animale (che se ne stanno col naso all'insù a guardare la danza nel cielo), ma altrettanto fastidiosi per chi la...

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Belli e affascinanti per i turisti e amanti del mondo animale (che se ne stanno col naso all'insù a guardare la danza nel cielo), ma altrettanto fastidiosi per chi la città la vive lungo le strade, con il guano che spesso riempie i marciapiedi e le vie e rende difficile camminare o andare in giro con l'auto o il motorino. Il fenomeno è andato a finire in prima pagina dell'edizione di ieri del Washington Post che apre proprio con l'immagine di una porzione di cielo nel centro storico (visto dall'Altare della Patria) con una nuvola nera di uccelli. «In questo periodo dell'anno a Roma il cielo serale è una meraviglia. Poco prima del tramonto, lì tra le cupole, gli storni si ammassano a centinaia di migliaia, eseguendo una danza aerea - scrivono i giornalisti Chico Harlan e Stefano Pitrelli - Si tuffano e si librano, si raggruppano e si allargano. Viste da terra, le loro parabole effimere sembrano pennellate calligrafiche. Ma quando il sole tramonta, la magia finisce. Gli uccelli scendono e provocano il caos. Trascorrono le loro notti appollaiati, a volte migliaia su un albero e sovraccaricando i rami. Fanno i bisogni in modo prolifico e i loro escrementi, grazie alla loro dieta ricca di olive, sono oleosi e scivolosi. Questi escrementi possono causare chiusure stradali e incidenti in moto. Possono seppellire automobili, fermate degli autobus, tende da sole».

 

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ANIMALI IN VOLO


Quello che il Campdoglio ha burocraticamente definito Abbondante letame lungo le strade della città, altro non è che quanto lascia a terra un uccello ben preciso, lo storno. «Per i romani, la vita sarebbe un po' più comoda se gli uccelli andassero altrove - aggiungono i due cronisti sul quotidiano statunitense - Ma ciò che è diventato sempre più evidente, tra i tentativi di gestire gli uccelli, è che gli storni hanno più voce in capitolo rispetto alle persone. «È impossibile spostare così tanti animali», commenta al quotidiano Usa Alessandro Montemaggiori, ornitologo dell'Università La Sapienza di Roma. Proprio la Capitale è uno dei principali luoghi di concentramento di questo genere di uccelli. Dagli anni Venti, attratti anche dal clima particolarmente mite, questi migratori arrivano qui ogni anno, dopo lunghi viaggi dal Sud della Germania, dall'Ungheria e dalla Russia. E pare apprezzino particolarmente le attività dell'uomo: traffico e luci rendono la temperatura più calda. Quindi, hanno il piacere di ritrovarsi tutti in città preferendola alle zone di campagna che circondano Roma, dove invece (durante il giorno), vanno a cercare qualcosa da mangiare. L'appuntamento che si danno nel centro storico, è sempre lo stesso, ogni giorno: poco dopo le quattro del pomeriggio. Un po' come se anche loro staccassero dal loro turno di lavoro che fanno a loro modo per procacciarsi il cibo.


 

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Il Messaggero