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Una delle storie del Covid più emblematiche di questi mesi è quella apparsa all'improvviso sui muri di Tivoli a nord est di Roma alcune notti fa, quando sono stati affissi un centinaio di manifesti che ricordando Indro Montanelli, il più grande giornalista italiano, Edoardo VIII re d'Inghilterra e la moglie Wally Simpson, immagini che nel pieno dell'epidemia da Coronavirus hanno fatto riflettere tantissimi tiburtini e migliaia di persone in tutta la Provincia di Roma. Edoardo VIII e la Wally - definiti dagli autori dell'iniziativa «La storia d'amore più grande del Novecento» - costituiscono con una foto la parte più intellegibile dei manifesti, ma il vero messaggio è un frase di Indro Montanelli, padre del giornalismo italiano, autore di una monumentale Storia del Paese in ventidue volumi, che viene riportata, in una storia legata al Covid che ha veramente una potenza, in fondo ai manifesti: «Un popolo che ignora il proprio passato non capirà nulla del presente». Un messaggio che sembra attagliarsi quasi perfettamente al perido storico, confuso e ancora meno intellegibile del solito, che l'Italia sta vvivendo da quando è iniziata l'epidemia. Montanelli, nato in Itoscana, a Fucecchio, nel 109, esordì come reporter in Francia a "Paris Soir", fu corrispondente per Il Messaggero durante la Guerra Civile spagnola e poi approdò al Corriere della Sera a Milano dove seguì la Seconda Guerra Mondiale, gli eventi cruciali di quegli anni e poi, di nuovo sul campo, la rivoluzione di Budapest del 1956, quando i carri armati sovietici, quando raccontù la battgala dei «comunisti ant-stalinisti» contro l'invasione voluta da Mosca èer schiacciare i pripi aneliti di libertà nella cosidetta Cortina di Ferro.
L'apparizione dei manifesti a Tivoli ha suscitato emozione. La notizia, condivisa su diversi gruppi Facebook della provincia di Roma, ha innescato decine di commenti e di post, reazioni, un dibattito che da un giornale è rimbalzato verso la rete internet.
«Questa volta ho scelto Edoardo VIII d’Inghilterra e Wally Simpson - spiega Bonamoneta - perché, per me, rappresentano la storia d’amore più importante del Novecento. Luì rinunciò a un regno e a un trono per lei». Prima della ex coppia reale inglese, c'erano stati alcune settimane fa i manifesti su Maria José del Belgio, ultima regina della casata Savoia, andata in esilio con il marito nel 1946, colei che si oppose placidamente ma fermamente alla deriva filo-nazista di Benito Mussolini, capo del Fascismo. Ricorreva l'anniversario della morte. Prima di Maria Josè alcuni poster su Clemente Folchi, l’architetto delle gallerie dell’Aniene, e sullo storico editore Franco Maria Ricci, un conoscitore che parlava a pochi affinché potessero trasmettere il suo lavoro. Indro Montanelli, wìquando iniziò a scrivere prer Il Corriere della Sera divenne amico di Guido Piovene e Dino Buzzati (Il Deserto dei Tartari) con i quali divideva una stanza a Milano. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale era nei pressi di Danzica, in Polonia, e poi seguì, più a nord la guerra tedesco-finlandese. Nel 1942 sposò l'austriaca Margarethe de Collins de Tarsienne con cui era fidanzato da quattro anni. Per ottenere il permesso. Con la principessa Maria Josè di Savoia, sua amica, Montanelli intrattenne a Milano e Roma colloqui privati di tono antifascista; dopo la guerra scoprì che le conversazioni, spiate e trascritte, furono la causa del suo arresto. Bastò solo affermare. Dopo decenni di corrispondenze ed editoriali, l'abbandono della Rizzoli, l'addio a via Solferino, storica sede del Corriere della Sera, e il lancio del quotidiano Il Giornale. Ora le sue parole riaffiorano sui muri alle "alle porte della Capitale". in messaggio potente che arriva dal passato, una storia nella Storia.
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Il Messaggero