Roma, condannata stalker di un condominio: dovrà andare via dalla città

Roma, condannata stalker di un condominio: dovrà andare via dalla città
Per tenerla lontana dai vicini, le è stato vietare di vivere in città. Sono dovuti ricorrere a estremi rimedi i magistrati di piazzale Clodio per liberare un palazzo...

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Per tenerla lontana dai vicini, le è stato vietare di vivere in città. Sono dovuti ricorrere a estremi rimedi i magistrati di piazzale Clodio per liberare un palazzo al Gianicolo da una stalker condominiale, che negli ultimi anni ha collezionato decine di denunce, l'ultima firmata in blocco da trentadue condomini. Andrea Piroska Barkanay, 62 anni, detta Andreina, in passato vice direttore del Popolo della Democrazia Cristiana, e ora indagata per stalking, minacce, lesioni, e danneggiamento, per non rischiare il carcere adesso dovrà rispettare alla lettera le ultime disposizioni impartitegli con una misura cautelare: divieto di dimora a Roma.

Una misura resa necessaria dalla circostanza che la donna, inviperita con tutti i vicini, ha del tutto ignorato la misura precedente, fattale recapitare dai carabinieri quest'estate: ossia di tenersi alla larga da tutti i vicini. Sull'androne e nelle scale, aveva scritto il giudice Fabio Mostarda, l'indagata dovrà rimanere alla larga almeno cinque metri, in strada più di duecento. Ed invece la signora Andreina, nonostante l' avvertimento ha continuato ad avvicinarsi e a borbottare, a molestare ed imbrattare e all'occorrenza aizzare i suoi cinque cani. Così la giustizia nel giro di pochi mesi è dovuta intervenire una seconda volta per mettere pace nel palazzo, un elegante edificio al civico 86 di via dei Quattro Venti, al Gianicolo, di proprietà dell'ente ecclesiastico Pia Unione Cristiana opera di riconforto, dove Andrea Piroska Barkanay, ritenuta da una perizia perfettamente sana di mente, per anni, ha molestato dal primo all'ultimo condomino, spesso mirando più famiglie in contemporanea.

LE DISPOSIZIONI

Eppure le disposizioni che le era state inflitte ad agosto erano chiare: «L'indagata, dovrà tenersi lontana dai vicini e astenersi di rivolgere loro la parola ai vicini (ivi inclusi i mezzi telefonici e telematici). Ed infine non dovrà far circolare i suoi cinque cani liberi e senza guinzaglio dentro il palazzo e fuori nel raggio di duecento metri evitando che facciano i bisogni nello spazio a loro vietato». Un conforto durato poco per gli abitanti della palazzina da dieci anni bersagliati dalle invettive e dai dispetti della signora del primo piano. Il capo di imputazione stilato dal pm Vincenzo Barba, titolare dell'inchiesta - è da record nel campo. Di giorno e di notte la signora avrebbe lasciato troppo spesso liberi i cani nel cortile con i relativi problemi di igiene; gettato spazzatura dalla finestra; staccato il contatore generale; ricoperto di escrementi porte e auto; minacciato di morte e di pestaggi chiunque le facesse un altolà; graffiato un paio di vicine e danneggiato con un sampietrino un'auto parcheggiata. Tanto che per difendersi e raccogliere prove i vicini avevano dovuto installare un sistema di videosorveglianza. Pure stavolta le denunce dei vicini sono apparse attendibili e credibili. Anche perché, come aveva osservato il giudice, «le accuse provengono dalla quasi totalità dei residenti in cui vive la signora Barkany induce e ritenere che non si tratta di dichiarazioni dettate dal semplice malanimo o da controversie tra singoli condomini». Così per un soffio la signora non si è ritrovata in carcere. Il pm stavolta aveva chiesto le sbarre.
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Il Messaggero