Museo Leonardo da Vinci, stagista abusata dal direttore. La vittima: «Molestata in magazzino e in auto»

Romano Senczuk dovrà rispondere di violenza sessuale aggravata

Museo Leonardo da Vinci, stagista abusata dal direttore. La vittima: «Molestata in magazzino e in auto»
In macchina, mentre chiacchieravano sotto casa dopo una festa, e anche nel magazzino del museo che lui dirigeva: all'epoca, lei era solo una stagista e lui, il suo capo, le...

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In macchina, mentre chiacchieravano sotto casa dopo una festa, e anche nel magazzino del museo che lui dirigeva: all'epoca, lei era solo una stagista e lui, il suo capo, le avrebbe messo le mani addosso e l'avrebbe baciata sulle labbra e sul collo. Per questo motivo lui, Romano Senczuk, ex direttore del Museo Leonardo da Vinci, è finito sul banco degli imputati con l'accusa di violenza sessuale aggravata: per il pubblico ministero avrebbe commesso i fatti con «abuso di autorità nelle relazioni di ufficio», si legge nel capo di imputazione. Ieri l'uomo è stato ascoltato in aula, insieme a due testimoni, e ha negato tutte le contestazioni. Di più: ha detto che, in realtà, a fare delle avances sarebbe stata proprio la vittima, che si è costituita parte civile insieme al museo. Nel frattempo Senczuk è stato licenziato ed è in corso una causa parallela davanti al giudice del lavoro, che è arrivata alla fase di appello. La vicenda risale a tre anni fa: gli abusi sarebbero stati commessi nel periodo tra aprile e giugno del 2019, in diverse occasioni. La vittima aveva 24 anni e aveva iniziato come stagista, poi le era stata offerta la sostituzione di una dipendente in maternità. L'ex direttore è accusato di avere approfittato del suo ruolo per imporre alla giovane attenzioni non gradite. Nel capo di imputazione si legge che Senczuk avrebbe agito «con violenza, in modo repentino e improvviso». Avrebbe colto la ragazza di sorpresa e, con forza, l'avrebbe costretta «a subire atti sessuali». In un'occasione l'avrebbe baciata sulle labbra e sul collo. Un'altra volta le avrebbe palpato fianchi, schiena, ventre e glutei. La versione data ieri in aula dall'imputato è praticamente opposta: ha detto che i toccamenti non sono mai avvenuti e ha negato di avere fatto avances non gradite.

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LA DIFESA

L'ex direttore ha raccontato che la giovane si era integrata bene nell'ambiente di lavoro e che in diverse occasioni erano usciti in gruppo, insieme ai colleghi. Uno degli abusi, secondo l'accusa, e secondo le dichiarazioni della vittima, sarebbe avvenuto di ritorno da una delle serate. Erano stati insieme in un locale per festeggiare la fine dello stage di un'altra ragazza. Lui avrebbe accompagnato a casa la vittima e si sarebbero attardati in auto a fumare una sigaretta. A questo punto il racconto diverge nettamente. Lei dice di essere stata assaltata, mentre lui sostiene che la vittima avrebbe iniziato a parlargli con molta confidenza, utilizzando termini spinti e che, mentre si stavano avvicinando, lui l'avrebbe respinta perché era fidanzato. Un altro episodio sarebbe avvenuto all'interno del museo, in un magazzino. Anche in questo caso i racconti sono differenti: lei dice di essere stata molestata e palpata, mentre l'imputato ammette di essersi trovato nel magazzino insieme alla giovane, ma nega qualsiasi approccio. Una versione riportata anche dai testimoni della difesa. Per l'avvocato Dario Piccioni, che assiste la vittima, invece, «la persona offesa ha reso dichiarazioni del tutto chiare, lineari, attendibili. Non è emerso alcun intento calunniatorio da parte sua: siamo fiduciosi che la sentenza rispecchierà questi esiti dell'istruttoria».

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Il Messaggero