«Così com'è non la votiamo». Prende molto tempo la maggioranza. Almeno il doppio del tempo che a spanne ha fatto balenare ieri Virginia Raggi. La...
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La sindaca fa capire che è tutto molto aperto e passibile di modifiche. Anche se è difficile far passare il messaggio che evidentemente non è più «uno stadio fatto bene», come fu licenziato prima della bufera giudiziaria. «Gli uffici stanno preparando la delibera che poi passerà in giunta e poi da noi per il parere», scandisce la presidente della Commissione Urbanistica Donatella Iorio. Al varco delle commissioni dunque c'è una maggioranza ignara delle evoluzioni ma pronta a vagliare ogni dettaglio. «Io ho capito che se si allarga lo sguardo le cose si complicano e ci sono criticità», dice Iorio. «Quando abbiamo espresso l'interesse pubblico per noi era importante e lo è ancora l'accessibilità. Non si può pensare che tutti quanti possano arrivare allo stadio in macchina, questo è fuori discussione», ha ribadito Iorio. Poche parole e poche certezze ma ferree. È infatti un problema di trasporti quello su cui giunta e maggioranza devono trovare la pacificazione politica.
«Ci sono delle modifiche da fare, lo sappiamo tutti, sopratutto dopo tutto quello che è successo...», riflette nervosa un'altra consigliera che non ama particolarmente gli anglicismi, i draft e le due diligence. Tutti sognano Beppe Grillo a Torino l'8 dicembre per la manifestazione contro la Tav.
GRILLO
E invece Grillo, chiamato da Raggi che per prima ha colto gli allarmi di una trattativa sotterranea, ancorché a livelli primordiali, tra Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi, sarà a Roma questo fine settimana. E i malpancisti sullo stadio vorrebbero che si schierasse anche lui sull'opera. Prima di coniare l'espressione «uno stadio fatto bene» Grillo, in privato, aveva espresso moltissimi dubbi soprattutto sui terreni a rischio dissesto idrogeologico. «Ora la Giunta Raggi deve revocare l'iter di un progetto insostenibile dal punto di vista urbanistico e gravato dai troppi dubbi sulla trasparenza», attaccava ieri Cristina Grancio che ormai fuori dal M5S può esprimere a voce alta gli stessi dubbi dei colleghi pentastellati.
Ste. P.
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Il Messaggero