Fidene, spari contro il bus 336. L'autista: «Questa è una guerra»

Spari contro il bus della linea 336 a Fidene. Cinque colpi contro il parabrezza del mezzo uscito dal deposito di Grottarossa mentre alle 6,10 di domenica mattina attraversava...

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Spari contro il bus della linea 336 a Fidene. Cinque colpi contro il parabrezza del mezzo uscito dal deposito di Grottarossa mentre alle 6,10 di domenica mattina attraversava via Radicofani. L'arma era caricata a piombini, così ha accertato la polizia intervenuta sul posto, ma la paura è stata grande.




"Questo non è un lavoro, ma una guerra" ha sentenziato l'autista, Michele L., uscito dal deposito di Grottarossa. "Stamani stavo facendo la linea 336 - questo il suo racconto - arrivato a Fidene a via Radicofani hanno sparato cinque colpi di pistola. Fortunatamente non hanno perforato del tutto il vetro e mi sono salvato. Ma è stata una brutta avventura, poi è arrivata la polizia". Il conducente dice di avere visto un puntino rosso, un mirino puntato e poi gli spari. "Non si sa da dove questi colpi siano stati esplosi, ma lo spavento è stato tanto - aggiunge -. Era ancora notte. Li avranno esplosi da qualche finestra o balcone, per forza, perché per strada non c'era nessuno. Vedevo un puntino rosso mentre sparavano. Non ho parole, questo non è un lavoro, ma una guerra.. per guadagnare due soldi". Sull'episodio dura la condanna dei sindacati.

  "Non basta più la cabina chiusa, abbiamo fatto le denunce al prefetto - afferma Renzo Coppini, sgeretario del Sul Ct - Non esiste certezza della pena e le aggressioni ai nostri bus e treni sono continue. Vale la pena ricordare gli spari contro i vagoni del trenino Termini-Giardinetti e la continua sassaiola contro i mezzi che percorrono la Pontina nei pressi del campo nomadi. I nostri autisti rischiano la pelle per 1300 euro al mese e non sappiamo più come arginare la violenza. La prossima volta che accadranno fatti del genere, saremo costretti a bloccare l'intero servizio in base alla legge 146/90 che lo permette in caso di rischio di incolumità per i lavoratori". 

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Il Messaggero