Soumahoro, arrivano le scuse dal tassista che lo discriminò: «Il perdono è una virtù»

Soumahoro, arrivano le scuse dal tassista che non lo fece salire: «Il perdono è una virtù»
Pace fatta fra Aboubakar Soumahoro e Stefano, il tassista che lo discriminò lo scorso 9 ottobre a Roma. «Oggi ci siamo incontrati e mi ha chiesto scusa»,...

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Pace fatta fra Aboubakar Soumahoro e Stefano, il tassista che lo discriminò lo scorso 9 ottobre a Roma«Oggi ci siamo incontrati e mi ha chiesto scusa», ha scritto su Twitter il sindacalista dei migranti sfruttati dal caporalato, allegando una foto in compagnia del tassista. «Il perdono è una virtù che va esercitata perché libera l'anima e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza», ha concluso Soumahoro nel suo tweet. 


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L'episodio incriminato risale al 9 ottobre, quando il sindacalista raccontò sui social: «Tu sali davanti o non entri nel mio taxi, mi ha detto questa mattina a Roma un autista. Pochi minuti dopo, ha fatto accomodare sui sedili posteriori due passeggeri. Questa ingiustizia va denunciata: non rappresenta migliaia di tassisti che lavorano con fatica e professionalità». Il tweet di accusa aveva riscosso tantissimi commenti di solidarietà. Il fatto era avvenuto presso un parcheggio taxi in una zona centrale della capitale e, dopo aver ricevuto l'offensiva intimazione dal conducente, Soumahoro si è allontanato, annotando il numero di taxi e della coop di riferimento.

«Mentre mi allontanavo scioccato e incredulo», ha spiegato il sindacalista italo ivoriano con cui Papa Francesco si è fatto un selfie lo scorso primo maggio, «ho visto anche che il conducente faceva salire due persone italiane». «Perché mi voleva far sedere solo davanti? Quell'autista dovrà motivarlo agli organi competenti», aveva scritto il sindacalista sui social. Una volta rintracciato ha però deciso di incontrarlo. E oggi il post con tanto di foto: «Lui è Stefano, il tassista che giorni fa mi ha impedito di salire sul suo taxi. Oggi ci siamo incontrati e mi ha chiesto scusa». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero