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GLI SBANDATI
«Dentro è quasi impossibile anche solo sapere in quanti vivano: chi dice una decina, chi una cinquantina», dice Ruggero, impiegato, residente in via Paoletti. «La verità è che il numero oscilla: una quindicina sembrano essere gli "ospiti" fissi. Gli altri, degli occasionali che, a rotazione, trovano rifugio in questi ricoveri di fortuna», spiega Piervincenzo, autista di ncc, che abita in via Bergamo.
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Il primo di questi rifugi è davanti l'ex cinema Europa. Ma il panorama è lo stesso per tutti. «Cambia solo il numero di posti letto, per il resto, una tenda stesa all'ingresso, fatta con una tovaglia o un lenzuolo o la rete ombreggiante da giardino, per concedere un po' di privacy a chi ci vive dentro», raccontano ormai rassegnati i residenti.
LA STORIA
Il degrado e l'abbandono hanno da contraltare le operazioni di sgombero e pulizia che, di tanto in tanto, il Campidoglio organizza. L'ultimo di questi interventi è stato portato a termini a metà di marzo scorso: in quell'occasione, Ama venne scortata dai vigili urbani dei Gruppi Parioli, Pronto intervento centro storico (Pics) e Nucleo assistenza emarginati (Nae). Vennero rimossi quintali di materassi, coperte, bottiglie, mobiletti, teli di fortuna, scarpe, taniche di acqua, sporcizia, escrementi.
Meno di un anno prima, a fine febbraio 2022, ancora una volta Ama era intervenuta, con l'assistenza delle forze dell'ordine, per sgomberar e ripulire i sottopassi, portando via furgoni ripieni di ogni genere di masserizia e di rifiuto.
Il degrado dell'area non è solo questione delle Mura Aureliane trasformate in latrina a cielo aperto e di rifiuti abbandonati.
Dentro i sottopassi di Corso d'Italia si sono verificati anche dei delitti: nel 2017 (anche lì arrivò lo sgombero) venne uccisa una donna brasiliana. Qualche anno prima, 2013, vi trovarono la morte in un incendio due clochard. Ogni volta, arriva lo sgombero, la ripulitura, la bonifica e la disinfezione. Poi, tempo qualche ora, e gli invisibili ritornano, riallestiscono giacigli, mettono su nuovamente le tende, le coperte, le buste piene di una vita di disperazione.
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Il Messaggero