Gli gridano: «Ignazio, daje!». Lui risponde: «E che problema c'è?». Il problema c'è. Il sindaco Marino avrebbe evitato con piacere questa esibizione alla festa...
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Cita rivolgendolo a se stesso un passo di Matteo che diceva: ti abbiamo battezzato con l'acqua perché tu possa attraversare il fuoco. Una voce sotto il palco: «Matteo chi?». E lui: «Matteo quello santo, non l'altro». Risata collettiva. Nessuno in platea osa criticare apertamente Renzi, il segretario é sempre il segretario in un partito nuovo ma tradizionale pure troppo come il Pd, e tuttavia il popolo dem non dá proprio l'impressione di avere mollato Marino. I renziani presenti, che si muovono non in incognito ma con molta discrezione tra questa folla, confidano: «Marino si è portato la claque». Il segretario di un circolo: «Ignazio, molli?». Lui: «Evidentemente, non mi conosci».
Matteo Orfini gira e lo fermano tutti: «Gliela famo?». E lui: «Speriamo di sí, serve un cambio di passo peró». Il sindaco, con i suoi, commenta l'esibizione di Maria Elena Boschi su Sky, da Maria Latella: «Non mi è sembrata durissima». Ovvero si può credere che Renzi stia rinunciando al suo piano di guerra? Questo no, ma Marino qui si è dotato di scudi umani - il popolo "de sinistra" - con i quali è convinto di salvarsi la pelle.
La paura che serpeggia nei capannelli dei militanti: «Andare a elezioni l'anno prossimo, tra gli scandali e senza un partito? I 5 stelle ce se magnano».
“SENZA VIA DI SCAMPO”
Intanto, per l'arrivo di Marino, sono spuntate due bandiere del Pd, e non più di due, che fino all'altra sera non c'erano. Ma sono proprio flosce, e non perché manchi un po' di venticello. La prima bancarella davanti alla quale passa il sindaco è quella dei libri. E in prima fila tra i volumi esposti, ce n'é uno di Georges Simenon: "Senza via di scampo". É un romanzo che parla, naturalmente senza volerne parlare, del destino di Ignazio? Lui sorride. Vorrebbe fare anche qui il gesto, con le due dita, della vittoria, come l'altra volta in Campidoglio. Ma sarebbe troppo, visto che sta sull'orlo del burrone anche se é convinto di non finirci dentro. Dopo il suo passaggio, il libraio commenta con un gruppo di persone:
«Potete crederci oppure no, ma qui finora non ho mai sentito un militante o un semplice simpatizzante del Pd che parli bene di Renzi. Semmai, lo sopportano».
Sopportano Matteo, sopportano Ignazio: non é una vita facile, oggi, quella degli affezionati al Pd. Li vedi che sono spaesati e confusi. Si salvi chi può. Io vi salverò, é il messaggio che é venuto a portare Marino. Ma lui si salverà? C'è chi dice di sí, c'è chi dice di no. Più i no dei sí. «Ma soprattutto - spiegano Alda, Claudio e Agnese, sempre iscritti al partito, dal Pci al Pd e stanno ascoltando il comizio del sindaco - vada a chiedere non a noi qui dentro ma ai romani qui fuori e sentirá che, purtroppo, ben pochi cittadini romani vogliono che lui resti. Perché, colpa sua o non sua, non sta amministrando bene».
BUCA MALANDRINA
Quando sale sul palco, la platea grida: «Marino, Marino». E il coro, non proprio renziano: «Non votare, non votare». «Questo è il mio popolo», li saluta Marino. Applausone. A parte Matteo Orfini, non c'è nessun dirigente nazionale del partito ad accogliere il sindaco. Il quale, prima di salire sul palco, camminando sul prato viene spinto dalla calca in una buca priva di acqua. Sempre le buche, quando c'è di mezzo Roma... E prima di arrivare alla festa, Marino ha visto Napolitano. «Giorgio, ti ho portato anche le diapositive. Guarda quante cose abbiamo fatto a Roma». E poi ha confidato a un amico: «Napolitano mi ha incoraggiato ad andare avanti». Ma ecco, alla festa di Conca d'Oro, una coppia di mezza età. Lei: «Io lo voglio vedere il nostro sindaco». Lui: L'abbiamo già visto troppo in questi due anni, e ora sarebbe bene che smammasse». Ma almeno per stasera, non é aria. A patto che non sparisca nella buca dalla quale é appena scampato.
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Il Messaggero