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L’ultima immagine impressa nella mente di mamma Lucia è Sheena seduta accanto a lei, sui sedili posteriori della Punto, entrambe incastrate nella vettura. La ragazzina «svenuta» immobile, lei con il naso rotto, il volto insanguinato, il marito Daniele Lossetto e l’altro figlio ventenne feriti. E nessuno che la aiuta in quel momento di inferno. Lucia Zito, 38 anni, ha raccontato, ancora confusa e sotto choc, di quel «missile» che è improvvisamente piombato addosso a lei e alla sua famiglia in via di Salone, senza il tempo di rendersi conto. Ha parlato con i carabinieri di Tivoli che hanno redatto l’informativa per la Procura, ha tirato fuori tutta la sua rabbia in ospedale quando, ieri, i parenti con l’assistenza di una psicologa, le hanno confermato l’incubo peggiore per una madre: sua figlia, 14 anni, non ce l’ha fatta. «Ma quanto correvano? Che volevano fare? Non siamo noi i delinquenti. Vogliamo giustizia».
Il poliziotto finisce scortato: «Non riuscirò a perdonarmi»
Ricorda il botto dopo l'incidente, lo stridere delle lamiere dell’auto della Polizia stradale che inseguiva dei rapinatori in fuga schiantata contro la loro, tutto in una frazione di secondo. «Mia sorella - racconta Marco Zito - chiedeva aiuto, urlava di aprire, ma nessuno interveniva. Avevano dubbi su chi c’era dentro. Alla fine ha rotto il vetro da sola per cercare di uscire e liberare la figlia. Siamo sconvolti».
Lucia si trascina su una sedia a rotelle perché non ce la fa a stare in piedi quando nel cortile del Pertini le danno la triste notizia. Giosuè lotta tra la vita e la morte all’Umberto I, il marito è ricoverato a Tor Vergata. «Non vedrò Sheena più ballare e divertirsi con noi», dice alle cugine che non potrà dimenticare i suoi occhi. É stordita, confusa, i medici l’hanno leggermente sedata per non soccombere al dolore.
Dimessa, prima di tornare nella casa di Valle Martella, nelle campagne di Zagarolo, ha voluto sincerarsi delle condizioni di Giosuè e Daniele, un pellegrinaggio straziante che mai avrebbe immaginato.
A casa di Cley e Giada è un via vai di familiari che cercano conforto. «Sheena era bellissima, sembrava una ragazza già di vent’anni e il papà e il fratello ne erano gelosissimi», raccontano i parenti che ancora non sanno nemmeno quando potrà svolgersi il funerale. Dolore e rabbia. «Sheena è morta per nulla, quei banditi che la polizia inseguiva sono scappati e finora chi ha pagato per tutti è solo Sheena», dicono. La Procura di Roma, intanto, ha aperto un fascicolo per omicidio stradale.
Il procedimento è in mano al pm Alberto Clemente che ha disposto l’autopsia della giovane ed è pronto ad affidare una consulenza per la ricostruzione della dinamica. L’agente che era alla guida, P. T., 44 anni, con una clavicola lussata e un polso rotto, è stato trasferito dal policlinico Casilino in un posto segreto per garantirgli maggiore protezione. È indagato per omicidio stradale colposo, un atto dovuto. Il collega, con anca e femore rotto, è ricoverato in un altro ospedale.
Dai primi rilievi, effettuati dai carabinieri, sull’asfalto non sarebbero emersi segni di frenata, tra le ipotesi più probabili è che la vettura abbia perso aderenza viaggiando ad alta velocità, non meno di 100 all’ora, dopo la curva. Più difficile immaginare, ma l’ipotesi non è esclusa, che la Stradale possa avere scambiato la Punto grigia della famigliola con quella, stesso modello, usata dai banditi in fuga diretti in senso contrario.
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