Beffa sgomberi, le case tolte alla criminalità agli inquilini illegali

Le case confiscate alla criminalità? Agli occupanti illegali. È l'ultima trovata, che ha il sapore della beffa, sfornata dal Campidoglio nel vertice di lunedì sera con la...

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Le case confiscate alla criminalità? Agli occupanti illegali. È l'ultima trovata, che ha il sapore della beffa, sfornata dal Campidoglio nel vertice di lunedì sera con la Regione e una delegazione degli inquilini abusivi dei palazzi da liberare. La proposta è stata formulata poco prima della riunione sugli sgomberi prevista per oggi in Prefettura. All'ordine del giorno c'è proprio il piano degli interventi stilato dal Comitato per l'ordine pubblico a inizio estate. Un calendario già tutt'altro che serrato, perché spalma gli sgomberi di 25 immobili nel tempo biblico di 7 anni. Eppure sulla questione, prima ancora che s'intravedesse l'intesa rosso-gialla per il governo nazionale, il Pd e i 5 Stelle romani già avevano trovato la quadra. Compatti al grido di: no agli sfratti. Perché «prima», è la linea che accomuna il fronte grillino a quello democrat, andrebbero trovate «alternative» per chi ha occupato i palazzi e ci è rimasto irregolarmente per anni.


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Ovvio che non si possano mettere in campo (e ci mancherebbe...) le case dell'Edilizia residenziale pubblica, insomma gli alloggi popolari: dare una corsia preferenziale agli occupanti sarebbe uno schiaffo a chi si è messo in coda e ha rispettato la trafila delle graduatorie. Ma sia l'assessore alle Politiche abitative della Regione, Massimiliano Valeriani, sia l'assessora al Sociale di Raggi, Laura Baldassarre, insistono su un punto: senza una «soluzione» per gli inquilini abusivi, non si dovrebbe procedere con gli interventi. Anche se molti palazzi sono occupati da anni.

IL «BUONO CASA»
Per rispettare il mantra demo-stellato delle «alternative», allora, il Comune ha suggerito di concedere addirittura un buono casa agli occupanti che accettano di andarsene. Quanto? 516 euro al mese, per quattro anni, col Campidoglio che liquiderebbe direttamente l'importo sul conto corrente del proprietario dell'appartamento dato in locazione. Sembra paradossale, ma gli occupanti anziché accettare hanno detto che i soldi sono pochi. Ne vorrebbero di più e perfino un paio di mensilità in anticipo, per versare la caparra. L'altra opzione di cui si è discusso in Comune davanti ai rappresentanti della Regione riguarda i beni confiscati: una decina di appartamenti sarebbero già stati individuati. Col rischio di assistere a un controsenso: perché i beni sottratti alla criminalità, finirebbero in questo modo nella disponibilità degli inquilini illegali dei palazzi occupati.

LE MOSSE DEL PREFETTO
Si vedrà. Comune e Regione oggi formalizzeranno la richiesta di annacquare tutto, insomma «blocco» degli sgomberi. Anche la sindaca Virginia Raggi, che da luglio chiede la creazione dell'ennesimo «Tavolo interistituzionale» per rimandare le decisioni, aspetta di capire la posizione del prefetto Gerarda Pantalone, nominata a inizio maggio dopo essere stata responsabile del dipartimento Immigrazione al Viminale guidato da Matteo Salvini.


Pantalone finora non si è sbilanciata, sta studiando il dossier e ha fatto slittare la seduta del Comitato da martedì a oggi. Ma il momento delle decisioni, a questo punto, sembra arrivato. A partire dal primo immobile in lista: via del Caravaggio a Tor Marancia, sgombero previsto entro metà settembre. In questo caso c'è già una sentenza, che condanna il Viminale a pagare i danni per l'occupazione. Più prosegue l'illegalità, più il conto per lo Stato si gonfia, quindi. Ecco perché prima della pausa estiva la Prefettura aveva chiesto di chiudere la pratica entro il prossimo mese.

L. De Cic.
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Il Messaggero