Disagi e costi aggiuntivi continuano a pesare sui romani che devono rottamare la propria vettura, costretti nella maggior parte dei casi a rivolgersi ad autodemolitori...
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IL BRACCIO DI FERRO
Nel frattempo dalla Regione è arrivato, a fine 2018, un emendamento al bilancio che prevede appunto il rilascio di permessi temporanei nelle more del piano di delocalizzazione in programma dagli anni 90, che gli enti locali non hanno mai attuato. La norma ha fatto infuriare il M5S, con Virginia Raggi che ha chiesto e ottenuto dal Governo l'impugnazione del testo, davanti alla Corte costituzionale per invasione della «competenza statale in materia di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema». Mentre si consuma lo scontro tra istituzioni, però, l'attività resta ferma: nessuno delle 80 aziende presenti sul territorio può ritirare veicoli e le attività di raccolta e recupero sono paralizzate.
IL SETTORE
Nel territorio della Città metropolitana di Roma ogni anno vengono avviati a riciclo 145 mila veicoli a fine vita. Dal 1989 le autorizzazioni sono state sempre rilasciate in via provvisoria annualmente o semestralmente, in alcuni casi addirittura trimestralmente. Le ultime proroghe sono scadute il 30 giugno dello scorso anno, e l'amministrazione capitolina questa volta ha deciso di non rinnovarle ulteriormente, in attesa di una definitiva risistemazione del settore. Per il momento, l'unica area individuata per trasferire gli autodemolitori di Roma è quella di Santa Palomba, come confermato dall'assessore capitolino all'urbanistica, Luca Montuori, nel corso della seduta dell'assemblea capitolina che, giovedì scorso, ha trattato proprio questo tema. Ma i tempi e le modalità dello spostamento ancora non sono chiari.
LE PROTESTE
In questi mesi sono state diverse le manifestazioni di protesta degli operatori del settore, che hanno anche presentato diversi ricorsi al Tar contro il provvedimento del Campidoglio. Il conflitto è destinato però a continuare, fino a quando non sarà trovata una soluzione definitiva.
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Il Messaggero