Roma, serra di marijuana nel retrobottega del negozio di sigarette elettroniche: in manette coppia di romani

Roma, serra di marijuana nel retrobottega del negozio di sigarette elettroniche: in manette coppia di romani
Sul bancone le sigarette elettroniche, nel retrobottega una serra di marijuana. Dopo attente indagini, i carabinieri della Stazione di Roma Garbatella hanno arrestato una coppia...

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Sul bancone le sigarette elettroniche, nel retrobottega una serra di marijuana. Dopo attente indagini, i carabinieri della Stazione di Roma Garbatella hanno arrestato una coppia di italiani, lui di 39 anni e lei di 31, entrambi residenti a Cerveteri e titolari di un negozio per la vendita di sigarette elettroniche, con l’accusa di coltivazione di sostanze stupefacenti. I militari da alcuni giorni stavano eseguendo dei controlli antidroga nel territorio ed avevano notato alcuni movimenti sospetti nei pressi di un negozio.

Ad attirare la loro attenzione un insolito via vai di persone, che entravano ed uscivano senza effettuare acquisti. Monitorando da lontano hanno notato anche la presenza di qualche consumatore abituale di droga, della zona. A quel punto i militari hanno deciso di effettuare un controllo, che ha permesso così di scoprire come al suo interno, e precisamente, in un locale del retro dell’esercizio commerciale, i due titolari avevano realizzato una serra artigianale, accuratamente predisposta con lampade alogene e con un sistema di areazione con ventilatori. Al suo interno i militari hanno rinvenuto 7 piante di “cannabis”, dell’altezza di circa un metro e mezzo, altri 600 grammi circa di marijuana già essiccata, diverso materiale utile alla coltivazione delle piante e circa 500 euro, ritenuti provento dell’illecita attività di spaccio.
Tutto il materiale e la droga sono stati sequestrati mentre i due, dopo l’arresto, sono stati accompagnati presso la loro abitazione in regime degli arresti domiciliari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa del rito direttissimo. Al termine dell’udienza la coppia è stata condannata all’obbligo di firma.
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Il Messaggero