«Capire, comprendere è impossibile ma conoscere è necessario». Liliana Segre cita Primo Levi, che lei chiama «il mio maestro», alla cerimonia...
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Un lunghissimo applauso ha accolto l'entrata nell'Aula Magna de La Sapienza l'arrivo della Segre che è apparsa sorridente e commossa.
«Permettetemi di ringraziare tutti ma in particolare gli studenti da nonna nei loro confronti e da loro ho ricevuto molto più di quanto abbia cercato di dare in questi 30 anni», ha detto Segre. «Ricordo quando lo scorso anno fui ricevuta dal presidente della Repubblica che mi chiese cosa avessi provato a entrare in Senato, risposi: 'dentro di me anche se sono molto vecchia, sono sempre quella ragazzina espulsa dalla scuola per la colpa di essere nata ebrea e che oggi mi vede seduta in Senato in quella mia Italia dove sono nata e cresciuta con la mia famiglia - ha ricordato poi la senatrice - È cambiato l'aspetto e la coscienza che mi hanno vista colpevole d'essere nata e punita con i perché che non avranno mai risposta, con la consapevolezza che qui nel tempio della Sapienza mi fa ricordare il mio maestro Primo Levi che scrisse: capire comprendere è impossibile ma conoscere è necessario».
«Sono lieta di portare il saluto di Roma: è una giornata speciale per la città e l'ateneo. Alla senatrice rivolgo il nostro grazie per il coraggio, la sobrietà delle parole, perché le responsabilità non vanno dimenticate. Nuovi, troppi episodi di intolleranza colpiscono l'Europa e il nostro Paese. Oggi la sua presenza qui ha un valore ancora più forte», ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi all'inaugurazione dell'anno accademico. «C'è nell'esperienza umana e civile della Segre un'insieme di principi e valori che parlano a tutti noi. Parlano di memoria e condivisione che sono il cuore della nostra Costituzione e che vivono nello Statuto di Roma Capitale.
La sensazione di precarietà e la frustrazione dei giovani di oggi è stata al centro dell'intervento di Valerio Cerracchio. «La generazione dei giovani di oggi - ha detto il ragazzo - è la prima ad aver perso il diritto alla speranza nel futuro: per la prima volta abbiamo la certezza che, passati dal boom economico alla crisi, vivremo peggio dei nostri genitori a dispetto dell'evoluzione tecnologica che accompagna la nostra società». «Il motto della Sapienza è 'Il futuro è passato quì e io credo che per essere incisivi nel futuro occorre essere consapevoli del proprio passato e vivere appieno il presente». Cerracchio ha sottolineato che «essere parte di un'associazione studentesca ha migliorato la mia vita alla Sapienza» ed ha aggiunto di «ritenere fondamentale che l'università incentivi gli studenti alla partecipazione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero