Chi difende le scuole elementari dai bambini violenti?

Chi difende le scuole elementari dai bambini violenti?
Che strano vedere che il bullo delle elementari che aveva incendiato la scuola ora è un ragazzo per bene ed educato ...

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Che strano vedere che il bullo delle elementari che aveva incendiato la scuola ora è un ragazzo per bene ed educato


@MarinaClara17





Il bambino che a 5 anni terrorizza la scuola di Torre Maura (la sua storia l'ha raccontata venerdì Raffaella Troili sul Messaggero) non è un caso isolato. Quasi in ogni scuola di Roma c'è un bambino violento, a volte anche più di uno. E se quel piccolo alunno dell’istituto Bachelet è spalleggiato – riferiscono i testimoni – da una madre altrettanto aggressiva, la maggioranza dei ragazzini maneschi rovinano innanzitutto la vita dei loro genitori. Oggi va di moda chiamarli bulli, un tempo si diceva che erano “cattivi”, in realtà sono bambini che soffrono di una patologia psichica: il disturbo oppositivo-provocatorio o, nei casi più gravi, il disturbo della condotta.



Sono disordini della personalità tipici dell'età infantile. Il bambino che ne è affetto rifiuta ogni tipo di autorità, non ammette che qualcuno gli impartisca un ordine, non accetta di subire punizioni. Non si sente mai in colpa, qualunque cosa accada trova il modo di accusare gli altri. Ama il conflitto, arriva con facilità ad alzare le mani e a lanciare oggetti. La sua presenza a scuola diventa una sciagura. I poveri insegnanti di sostegno - troppo spesso usati come infermieri anziché come docenti – devono ricorrere alle “tecniche di contenimento”, espressione con cui si indica il blocco fisico del bambino, e che spesso comporta l’incassare calci, pugni e morsi. Talvolta le vittime della brutalità sono i compagni di classe, per cui i genitori comprensibilmente protestano, il bambino viene isolato e la sua rabbia si alimenta ancora di più.



Con l’età adulta il disturbo oppositivo di solito (non sempre) regredisce. Nell’attesa, questi minuscoli teppisti rappresentano un problema che non ha soluzione.



pietro.piovani@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero