Scuola, a Roma disabili a casa: il Campidoglio taglia i fondi per l'assistenza

Roma riparte, recita lo slogan a tutto campo del Campidoglio. Ma chi riparte, dove va? I ragazzi disabili non stanno andando da nessuna parte: molti municipi stanno tagliando le...

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Roma riparte, recita lo slogan a tutto campo del Campidoglio. Ma chi riparte, dove va? I ragazzi disabili non stanno andando da nessuna parte: molti municipi stanno tagliando le ore di assistenza a scuola. Volevano ripartire e hanno trovato le porte sbarrate, la poesia della ripartenza post lockdown non è per loro. 

Lo sanno bene i genitori dei municipi che si sono sentiti rispondere: «Signori, il dipartimento capitolino Scuola non ha soldi per assistere i vostri figli». Succede in tante parti della Capitale: a Corviale, a Tor Bella Monaca, a Cesano (Municipio XI, VI e XV) dove le già misere 15 o 13 ore settimanali sono diventate 10. Risultato? Taglio lineare di un terzo del monte ore.

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LA SPESA 
Succede che le famiglie, se possono, debbano pagare di tasca propria un operatore che affianchi la frequenza scolastica dei figli disabili per garantire loro la cosa più normale del mondo alla loro età: la scuola. Ma la normalità nella Città eterna non esiste. E il Covid-19 - indirittamente - sta mietendo vittime in questo campo: tra quarantene e taglio delle ore a rimetterci sono loro, i disabili, visto i sostituti degli insegnanti si prendono molto spesso anche dalla platea dei docenti che dovrebbero essere destinati al sostegno. 
«So di bambini che non sono riusciti ad andare mai a scuola finora perché senza assistenza e sto ricevendo diverse telefonate», protesta il dem Gianluca Lanzi. «Alla scuola media Fratelli Cervi si fanno in quattro per assicurare i diritti dei nostri figli, ma non è semplice», racconta Manuela Merlo, mamma di Chiara, un’adolescente autistica, alle prese con in meccanismo infernale delle sostituzioni dei protocolli sanitari a Corviale. 

In questo domino, i disabili sono quelli che ricevono la mazzata più dura. Perché? Alle medie se un professore viene a contatto con un caso Covid, come è già capitato, scatta la quarantena per il corpo docente di tutte le classi della sezione coinvolta. Senza professori, chi va in aula a fare lezione? Ci va l’insegnante che sarebbe deputato a fare il sostegno e che così - invece - non può stare con il disabile. Allora i genitori hanno protestato con il Comune e hanno chiesto di tamponare almeno con il personale Oepac (Operatore educativo per l’autonomia e la comunicazione), cioè gli ex Aec. Parliamo degli assistenti alla persona che ne curano e sostengono l’autonomia: li accompagnano in giardino, li aiutano a cambiarsi, a fare ricreazione. Gli Oepa li eroga il Municipio che riceve i fondi dal Campidoglio.

I FONDI 


Ma i soldi non ci sono, nonostante i risparmi consentiti dal lockdown, durante il quale gli assistenti hanno percepito la cassa integrazione. Così chi può pagare, lo fa portando dentro la scuola un operatore privato a circa 1000 euro al mese. Chi non può, si tiene i bambini in casa: niente scuola. «Vorremmo sapere dove sono finiti quei soldi», accusa amareggiata Sofia Donato, presidente della consulta disabili di quel territorio. «Perché ci dicono che non ci sono soldi? Ma soprattutto perché dobbiamo fare i conti della serva con bisogni così delicati?», protesta una mamma. Bella domanda: perché? Una risposta, molto polemica ed eclatante, la diede l’ex consigliere M5s Nello Angelucci che per protesta con il taglio dei fondi ai servizi pubblici per i disabili si dimise dall’Assemblea capitolina.
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Il Messaggero