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Aule che mancano. Spazi all’aperto da trovare con non poche difficoltà. Mezzi pubblici affollati, nonostante il rafforzamento delle linee principali. Il governo vuole che dalla prossima a settimana, dal 26 aprile, tornino in presenza tutti gli studenti delle scuole di ogni grado e livello. Compresi i 70mila alunni delle superiori che anche oggi saranno in didattica a distanza. Ma un terzo di licei e istituti tecnico-industriali ha già fatto sapere che sarà costretto a restare in Dad. Perché i problemi sopracitati - soprattutto quello degli spazi e dell’impossibilità di garantire il distanziamento di almeno un metro - non sono stati mai risolti.
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LA DISTANZA
Spiega Mario Rusconi, presidente dell’Associazione dei presidi del Lazio: «Pensare di tornare in presenza in queste condizioni è una follia. Un 30 per cento non ce la farà mai. Se poi non ci sarà più il metro di distanza tra i banchi, lo scenario può essere diverso, ma al momento non vedo soluzioni. Senza parlare del problema degli autobus, che potendo ospitare soltanto la metà dei passeggeri non sono sufficienti». A peggiore le cose anche la curva dei contagi del Covid che non registra cali eclatanti, mentre nelle scuole romane, soltanto dalla riapertura dopo la fine della zona rossa, si sono avuti circa 2mila tra insegnanti e studenti in quarantena e oltre 200 contagiati. L’assessore alla Formazione e alla Scuola del Lazio, Claudio Di Berardino, è pronto ad anticipare forse già a domani il vertice che tiene settimanalmente ogni venerdì con l’ufficio regionale scolastico e con i presidi. Ma sul fronte dei trasporti Atac e Cotral, dopo un investimento complessivo di 15 milioni di euro, hanno già fatto sapere che è impossibile introdurre corse in più.
IL PROVVEDITORATO
Dal canto suo il provveditore del Lazio, Rocco Pinneri, sta lavorando per riportare in presenza tutte le classi.
LEZIONI NEI CORTILI
Il governo, attraverso il nuovo consulente del ministero dell’Istruzione Agostino Miozzo, consiglia di tenere le lezioni anche all’aperto, cioè nei cortili. A Roma quest’ipotesi è molto complessa soprattutto nelle strutture del Centro, che sono ospitati in stabili vecchi, nati con altre finalità. Tiziana Sallusti, preside del liceo Mamiani a Prati e una delle poche che può contare su un cortile molto grande, dice: «Stiamo valutando tutte le soluzioni necessarie a garantire un maggior numero di allievi in presenza». Favorevole a questa misura anche Valeria Costarelli, che guida il liceo Newton di via Manzoni: «Lezioni all’aperto? Perché no? Dico sì, se però si trovano spazi adeguati alla didattica e il tempo lo consente».
Andando più verso la periferia, al Liceo Amaldi di Tor Bella Monaca, Maria Rosaria Autiero non nasconde il suo scoramento: «Sembra quasi che noi presidi non vogliamo il ritorno in presenza, che è invece il sogno di ogni docente. Ma le condizioni per farlo, nella mia scuola come in tante altre di Roma, non ci sono. Di conseguenza fare lezione all’aperto può essere la soluzione. Oggi mi vedrò con il consiglio d’istituto e, metro alla meno, calcolerò per l’ennesima volta se nelle nostre aule c’è la possibilità di garantire il metro di distanziamento. Ma è difficile, se non in succursale, trovare altri locali, perché abbiamo classi anche con 30 alunni. Poi, se il governo dispone un diverso intervallo di spazi le cose cambiano. Io, intanto, ho disposto di far staccare le ruote dai banchi con le rotelle perché sono più stretti».
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