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In sette andranno a processo a Roma per la manifestazione non autorizzata del 27 ottobre 2020. A piazza del Popolo, contro il lockdown e contro le politiche adottate dal governo Conte per arginare l'emergenza pandemica erano almeno in 400.
Alla sbarra, il 6 giugno dovranno presentarsi anche l'allora leader di Forza nuova Giuliano Castellino e quello attuale, Roberto Fiore. Agli imputati, il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il pm Gianfederica Dito contestano, a vario titolo e a seconda delle posizioni, i reati di istigazione a delinquere, devastazione, manifestazione non autorizzata e violazione delle norme Covid.
GLI SCONTRI
La manifestazione, che sebbene non autorizzata avrebbe dovuto essere pacifica, era stata indetta dai commercianti e da altri esponenti delle categorie colpite dal recente dpcm. Ma la partecipazione di gruppi di estrema destra era già annunciata. E infatti la tensione è salita quando le frange degli estremisti sono arrivate in corteo da Prati: prima è andato in scena un battibecco con i funzionari di polizia, che avevano invitato gli infiltrati a lasciare la piazza, poi con i giornalisti, insultati e accusati di non raccontare la verità.
Infine sono cominciate le scene di guerriglia urbana, con il lancio di bottiglie e monopattini e l'esplosione di petardi, mentre polizia è stata costretta a utilizzare gli idranti. E alla fine si sono trovati faccia a faccia i due schieramenti: da un lato gli agenti in tenuta antisommossa, costretti ad avanzare fino a piazzale Flaminio, dall'altro i manifestanti che hanno continuato a lanciare oggetti.
Il culmine si è raggiunto quando le auto in transito verso Muro Torto hanno fatto da linea di demarcazione. Con bottiglie e monopattini lanciati sul traffico. Poi è stata la volta dell'incendio dei cassonetti. E dopo le cariche e il fuggi fuggi generale, gli scontri sono ripresi dall'altra parte del Tevere, a Prati. Posizionati su ponte regina Margherita, gli estremisti hanno ripreso il lancio di petardi e bottiglie. La polizia li ha inseguiti, con gli idranti ad aprire la strada, fino a piazza della Libertà, verso via Cola di Rienzo tra bottiglie, bombe carte e razzi. Il tutto senza che il traffico fosse fermato.
Alle 22 le persone fermate erano dodici, mentre gli agenti continuavano a presidiare il ponte Regina Margherita, chiuso per scongiurare una nuova guerriglia, e un elicottero sorvolava la zona.
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Il Messaggero