Sciopero metro a Roma, la Cgil difende i macchinisti che hanno bloccato i treni

Sciopero metro a Roma, la Cgil difende i macchinisti che hanno bloccato i treni
La Cgil scende in campo per difendere i macchinisti che venerdì hanno improvvisamente bloccato i convogli carichi di persone che andavano a lavorare. ...

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La Cgil scende in campo per difendere i macchinisti che venerdì hanno improvvisamente bloccato i convogli carichi di persone che andavano a lavorare.


"Adesso si apre la caccia alle streghe con un giustizialismo sommario, non è colpendo i lavoratori che si risolvono i problemi ma magari programmando meglio il servizio", afferma il segretario generale della Filt Cgil di Roma e del Lazio.



Per Capitani: "Quando ci sono questioni di ordine pubblico non si può scaricare le colpe della disorganizzazione sui lavoratori, l'organizzazione è competenza degli organismi

preposti: non solo i vertici aziendali ma anche eventualmente le forze dell'ordine".



La presa di posizione della Cgil arriva dopo le fortissime proteste dei passeggeri della metro abbandonati nelle stazioni senza alcun preavviso. Proteste che hanno spinto l'amministrazione comunale a chiedere scusa e il sindaco ad ipotizzare licenziamenti. Anche la commissione di garanzia sugli scioperi sta ipotizzando sanzioni se sarà provata la scorrettezza dei sindacatini che hanno indetto lo sciopero.



Secondo molti osservatori la presa di posizione della Cgil - che non ha indetto lo sciopero e che ha sottoscritto con Atac un protocollo per il miglioramento dell'efficienza della società dei trasporti romana - è destinata a suscitare altre polemiche: risulta difficile comprendere perché la Cgil non debba difendere i lavoratori-passeggeri o i pensionati-passeggeri che erano su treni bloccati e le centinaia di migliaia di romani che da anni, quasi sempre di venerdì o di lunedì, subiscono danni da agitazioni selvagge indette da sindacati di scarsissimo peso.



Le attuali regole sugli scioperi, infatti, consentono a pochi lavoratori - con iniziative spregiudicate e senza ottenere alcun risultato se non pubblicità per il sindacatino di turno - di bloccare intere città. Non solo: così il corporativismo dei piccoli sindacati viene premiato e riduce lo spazio d'azione delle organizzazioni sindacali più grandi.



E tuttavia Capitani difende gli appartenenti alla sua categoria alla stregua di un sindacato corporativo e piccino e non esita ad affermare: «Non si può scaricare la colpa nè sui macchinisti, nè sugli agenti di stazione - che fanno spesso da parafulmine

perchè la gente imbestialita non distingue i ruoli -, nè sul dirigente centrale del traffico (Dct): nessuna di queste tre figure è incaricata dell'ordine pubblico. Per il resto c'è una commissione che deve lavorare per stabilire il vero, prima di dare ogni giudizio».



Come dire: il problema? Non è quello degli scioperi selvaggi ma un altro. Siamo di fronte ad una forma di scaricabarile all'italiana? A una cultura sindacale antiquata? Difficile dire. Fatto sta che la stessa Cgil, a gennaio 2014, assieme a Cisl e Uil, ha firmato un accordo con Confindustria per stabilire l'esigibilità dei contratti. Esigibilità significa costruire un sistema di regole e di penalizzazioni per "punire" aziende, sindacati o lavoratori che non rispettano regole condivise stabilite da un contratto.



Un principio civile ("Se la maggioranza approva un contratto lo rispetto") che andrebbe applicato nei fatti e non solo sbandierato a parole. In particolare per l'Atac viste le solenni arrabbiature che si aggiungono alle centinaia di milioni che questa società (e i suoi dipendenti) costano ai romani. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero