Il delitto alla Magliana, nuove accuse al killer: una tanica di benzina per dare fuoco a Sara

Non una bottiglietta di alcol, ma una tanica di benzina. Una sostanza in grado con una sola fiammata di ridurre in carcassa l'auto di Sara, ma che avrebbe potuto anche...

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Non una bottiglietta di alcol, ma una tanica di benzina. Una sostanza in grado con una sola fiammata di ridurre in carcassa l'auto di Sara, ma che avrebbe potuto anche divorarne il corpo. Per cancellare così le prove dell'omicidio. Secondo la procura di Roma Vincenzo Paduano, per portare a termine il piano di uccidere l'ex fidanzata, Sara Di Pietrantonio, strangolata e data alle fiamme domenica alla Magliana, si sarebbe procurato del carburante e un grosso recipiente che potrebbe aver acquistato la sera stessa, dopo essere uscito da casa di lei. E non si sarebbe servito, come ha sostenuto, di una bottiglietta di alcol comprata dai cinesi giorni prima.Le prime conferme sono arrivate dal filmato di una delle telecamere di sorveglianza puntate sul luogo del delitto: la guardia giurata, dopo aver speronato la Aygo di Sara prende dalla propria auto, una Hyundai, una tanica con manico e non una bottiglia. Non solo dalle immagini è evidente che la fiammata si è sviluppata subito, come accade con con la benzina. Un'operazione ma questa atrocità è rimasta fuori dal raggio di azione delle telecamere poi ripetuta con Sara, rincorsa e strangolata alle spalle mentre cercava di scappare e chiedere aiuto. Anche la ragazza, tramortita, per la procura sarebbe stata cosparsa di benzina. I riscontri sull'uso di una sostanza infiammabile da parte del giovane sono stati delegati alla polizia scientifica dal pm Maria Gabriella Fazi. Altri potrebbero arrivare dai sistemi di sorveglianza di alcuni distributori di carburante della zona. Dettagli nell'inchiesta che potrebbero provare non solo la portata della volontà omicida, ma anche smascherare l'ennesima bugia del killer.


I FLASH
Paduano, nel frattempo, viene seguito in carcere da uno psicologo. Ed anticipa mezze verità, e pure col contagocce. «È come se avessi dei flash su quanto successo», ha detto durante l'interrogatorio, «Ho dei bagliori di ricordi. Non so cosa è successo. Di sicuro ero uscito per bruciare la macchina del nuovo fidanzato di Sara e non certo lei». «È come quando si legge un libro e si immagina una scena», ha precisato ancora, «Io non so se ho letto un libro oppure ho visto un film. Mi hanno detto ha aggiunto che potrei averla pestata di botte, che potrei averla strangolata. Mi hanno detto questa cosa della sigaretta, ma io sinceramente ci ho messo un po' anche a capire che il corpo fosse distante dalla macchina, nella descrizione della scena che mi hanno fatto in commissariato».
 
LE CHIAVI DELL'AUTO

Il corpo era effettivamente distante dalla macchina. È probabile che l'omicida abbia sfilato a Sara le chiavi dell'auto e a lei, quando lui si è allontanato per prendere la tanica, non è rimasto che scappare a piedi, sperando di trovare aiuto. Vicino al corpo è stato trovato uno stivale. Per il gip Paola della Monica costituirebbe la prova che Sara avrebbe tentato di spogliarsi dopo essere stata data alle fiamme. Ma al momento della convalida del fermo, il gip non disponeva ancora dell'esito dell'autopsia, secondo la quale, al momento delle fiamme delle fiamme, Sara era incosciente. E' più probabile, invece, che ssia stato lo stesso Paduano a sfilarle lo stivale, mentre spostava la vittima per posizionarla su un cumulo di fogliame e alimentare il fuoco. Intanto la procura ha nominato un ingegnere per sbloccare i video dell'impianto di videosorveglianza del Palazzo della Regione, dove Paduano lavorava come guardia giurata non armata e dove è tornato dopo il delitto. Si vuole verificare l'orario di uscita e di rientro di quella notte. Verranno approfonditi anche gli accertamenti sul Gps installato sull'auto dell'assassino per vedere quanto tempo è rimasto appostato sotto casa del nuovo fidanzato di Sara, Alessandro. . Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero