Giochi di spie ai giorni nostri: Andrea Purgatori presenta il suo noir al festival Caffeina

Giochi di spie ai giorni nostri: Andrea Purgatori presenta il suo noir al festival Caffeina
«Io sono fra quelli che pensano che la guerra fredda non sia finita con il muro di Berlino. I giochi di spie, i servizi segreti, continuano a essere dal punto di...

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«Io sono fra quelli che pensano che la guerra fredda non sia finita con il muro di Berlino. I giochi di spie, i servizi segreti, continuano a essere dal punto di vista strategico una risorsa della quale non si può fare a meno. In un mondo così confuso e sbandato come il nostro, lo

spionaggio è un’arma che rimane fondamentale».

Sa di noir, di verità velate e di intrighi da sciogliere la storia che Andrea Purgatori, notissimo giornalista oggi in televisione alla guida di “Atlantide” su La7, si appresta a portare al Castello di Santa Severa per il Caffeina Festival 2020: “Quattro piccole ostriche” per Harper Collins è il libro «che sarà tradotto prossimamente in Giappone e nel mondo anglosassone».
L’appuntamento con questa avvincente spy story è nella rocca in riva al mare, venerdì 7 agosto alle ore 20.30.

«Quella che propongo è, direi, più che un giallo, una storia di spionaggio, una storia che comincia  oggi ma che, a ben vedere, comincia trent'anni fa. Siamo nella notte della caduta nel muro di Berlino: quella notte succedono tante cose, ne succedono anche ai protagonisti
del libro - spiega l'autore - che sono delle spie e che hanno una condizione, una percezione diversa dalle altre persone. Accadono eventi particolari che mettono in moto una storia di tradimenti e di amori. Per certi versi, è un romanzo molto femminile, una spy story che ha molto di questa potenza. Le donne che sono raccontate nel libro sono personaggi più complessi, hanno una profondità maggiore degli uomini che alla fine trovo più riassumibili,
persino più banali».

Purgatori ha scavaato nella sua professione e lo sottolinea: «Nella mia storia di cronista ho avuto a che fare con diplomatici americani, russi, europei e arabi, ho sentito tante storie,
alcune le ho anche studiate, ho orecchiato una serie di vicende e di progetti, alcuni folli e uno di questi progetti è diventato la storia alla base delle mie “Ostriche”: un progetto clandestino, il tentativo di condizionare dei giovani e di farli crescere con l'ipnosi per farli diventare delle macchine per uccidere». Poi, quando in quella complessa notte la Stasi collassa, «di questo piano si perde il dossier e di questi ragazzi vanno smarrite le tracce; nonostante essi continuino ad esistere, sparsi nell’Europa Occidentale».

Lo spionaggio, ci racconta Purgatori, è storicamente di casa nel nostro paese, l’Italia, «un luogo di frontiera, un paese di confine fra mondi che è stato sempre di grande interesse per molti giochi sotto copertura. A Roma, in particolare ci sono storie molto belle e molto divertenti: spie sparite nei Musei Vaticani, persone finite in una sorta di Stargate, fatte esfiltrare, agenti che andavano e venivano da Mosca, undercover che si rifugiavano nelle ambasciate straniere presso la Santa Sede che sono state per lungo tempo delle vere e proprie centrali di spionaggio e di smistamento».


L’appuntamento è a trenta minuti da Roma, insomma, con una grande storia di spie, un intrigo europeo contemporaneo e oscuro che è pronto a stupirci. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero