È la storia di un equilibrio ritrovato il restauro della facciata di Santa Maria in Trastevere grazie al quale da oggi torna finalmente leggibile la secolare evoluzione...
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Il restauro, proprio per la compresenza di diversi stili e materiali, e per i vari interventi subiti dalla basilica nel corso delle epoche, è risultato fin da subito complesso. La sfida infatti era rendere di nuovo brillante le tessere del mosaico, il vero protagonista della facciata, armonizzandolo però con le varie modifiche della basilica: quelle realizzate da Fontana, che, sotto Clemente XI, costruì l'attuale portico, e l'ultima rimodulazione avvenuta su commissione di Pio IX tra il 1863 e il 1874 a opera di Virginio Vespignani, che fece affrescare la facciata da Capparoni. Proprio sulle pitture si sono concentrati i restauratori, guidati Elvira Cajano: le figure (il Cristo con gli angeli, gli evangelisti e Pio IX, e poi gli agnelli e le palme) erano infatti ormai quasi scomparse per la pioggia e l'inquinamento, e ora dove possibile è stato ripristinato il colore originario con l'acquerello.
Un'ulteriore difficoltà per i tecnici è stata poi lavorare sulla facciata curando i dettagli ma sempre considerando la visione d'insieme, per assicurare cioè la leggibilità di un monumento che deve essere visto da lontano. Dapprima lo studio delle fonti e la campagna diagnostica, poi la pulitura e il restauro vero e proprio che ha riguardato il mosaico e gli affreschi, le statue e le strutture in travertino e granito, a cui si aggiungono i consolidamenti della muratura e la realizzazione dei percorsi per l'acqua piovana: l'iter dei lavori è stato lungo, ma il risultato ha entusiasmato tutti.
«Di questa facciata si era persa la memoria, perché era sbiadita e trascurata. Per me, che per anni sono stato trasteverino, è motivo di commozione», spiega oggi Francesco Prosperetti, Soprintendente Speciale di Roma, «il restauro è partito con 200 mila euro di fondi ministeriali; poi gli altri 200 mila sono arrivati dagli introiti del Colosseo, che per il 30%, cioè circa 13 milioni di euro, vengono dati alla Soprintendenza. Speriamo con quei soldi di poter continuare a restaurare altri monumenti e anche di poter far durare questo restauro, perché la facciata di Santa Maria in Trastevere ha bisogno periodicamente di manutenzione».
«Anche l'interno della basilica avrebbe bisogno di interventi. C'è infatti un'umidità di risalita per via di un fiume carsico che passa sotto l'edificio», prosegue don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere, «servono risorse e sponsor, e io non mi vergogno di dire che mi farò mendicante insieme ai restauratori».
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Il Messaggero