Lazio, Sanità, la Regione taglia i ticket dal primo gennaio

Dal primo gennaio non si pagherà la quota regionale del ticket sulle prestazioni sanitarie. Cosa significa in termini pratici? Oggi il cittadino di Roma e del Lazio per un...

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Dal primo gennaio non si pagherà la quota regionale del ticket sulle prestazioni sanitarie. Cosa significa in termini pratici? Oggi il cittadino di Roma e del Lazio per un risonanza magnetica e per la Tac paga in totale 61,10 euro; nel 2017 invece gli sarà chiesto solo la parte del ticket nazionale, 46,10 euro, perché non ci sarà più la quota regionale, obbligatoria dal 2008, di 15 euro. Stesso ragionamento per la fisiokinesiterapia (la parte regionale era di 5 euro, si passa da 51,10 a 46,10) e per le visite specialistiche ambulatoriali (da 50,10 a 46,10). In totale la decisione annunciata ieri dal governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, farà risparmiare ai cittadini 20 milioni di euro all'anno. Per fare un esempio più concreto: una famiglia che mediamente all'anno svolge solo controlli di routine e non è esentata dal ticket si ritroverà a pagare 50 euro in meno nell'arco dei dodici mesi; una con qualche problema di salute in più, che deve ricorrere con più frequenza ad esami e visite specialistiche, risparmierà fino a 200 euro.

LE RAGIONI
Domanda: perché dal 2008 nel Lazio si paga anche una quota di ticket regionale? La Regione fu commissariata a causa del disavanzo della sanità gigante, pari a 1,7 miliardi di euro e per allontanarsi dal baratro fu inevitabile questa misura dolorosa. Secondo Nicola Zingaretti, che ieri in conferenza stampa era affiancato dal sub commissario inviato dal governo, Giovanni Bissoni, il Lazio dal 2013 si è avvicinato rapidamente alla fine del tunnel: se tre anni fa il disavanzo era ancora di 669 milioni di euro, il 2016 dovrebbe chiudersi a 160 (dato programmato e ovviamente ancora da certificare). In parallelo, il miglioramento dei conti ha consentito di sbloccare il turnover: nel 2013, malgrado centinaia di dipendenti siano andati in pensione, le assunzioni nel Lazio furono appena 68; nel 2016 c'è il via libera per 668.
FIRMA
Ieri la firma di Zingaretti sul decreto che taglia il ticket. Il governatore: «Abbiamo anche firmato un protocollo con Cgil, Cisl e Uil, perché è stata una delle richieste che in questi tre anni di lavoro i sindacati hanno messo sul tavolo come priorità». Il prossimo step, se i conti della sanità laziale si avvicineranno finalmente a un disavanzo accettabile, sarà l'uscita dal commissariamento. «Il decreto sul ticket e di fatto lo sblocco del turnover sono già elementi che ci fanno parlare di una Regione che sta uscendo dalla fase di commissariamento. Sono un segnale che la fase del commissariamento, almeno nelle sue parti più odiose, la stiamo lasciando alle nostre spalle».
EFFETTI COLLATERALI
Significa che va tutto bene? No. La cura da cavallo che otto anni di commissariamento hanno rifilato alla sanità pubblica del Lazio non è stata indolore. Lo stesso Zingaretti ha spiegato che sul fronte delle liste di attesa c'è ancora molto da fare: «Ci sono timidi segnali di miglioramento, è vero, ma non siamo ancora soddisfatti e nei prossimi giorni presenteremo delle contromisure. Registriamo invece buoni risultati per il miglioramento dei livelli essenziali di assistenza, mentre nei piani operativi ci saranno altre importanti novità».

Sul fronte delle reazioni, la maggioranza elogia le scelte di Zingaretti, a partire dal capogruppo Pd Massimiliano Valeriani, «stiamo vincendo la sfida del risanamento». Il Movimento 5 Stelle promette di spiegare nel dettaglio cosa non funziona nella sanità del Lazio (sul blog di Beppe Grillo, naturalmente); Storace sostiene che il problema vero è la corruzione; Sabatini (capogruppo Cuoritaliani) tira in ballo il referendum, «è una mancetta».
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Il Messaggero