Roma, ricevuta dal sindaco la famiglia marocchina cacciata dalla casa popolare a San Basilio: «Pronto un altro alloggio»

Fatia Haser (Foto Antonio Masiello)
Per la famiglia di origine marocchina cacciata due giorni fa dalla casa assegnatagli a San Basilio è in arrivo un nuovo alloggio. Ad annunciarlo è la sindaca di...

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Per la famiglia di origine marocchina cacciata due giorni fa dalla casa assegnatagli a San Basilio è in arrivo un nuovo alloggio. Ad annunciarlo è la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che oggi ha incontrato in Campidoglio Mourad, Fatia e i loro bambini. «L'accoglienza e il senso di comunità sono valori condivisi da tutti i romani - le parole della prima cittadina -. Sarà assegnata loro una nuova casa». Del resto la famiglia marocchina aveva detto di non voler tornare a San Basilio dopo quello che era stata costretta ad affrontare.

 

Buone notizie dunque, dopo il «vergognoso episodio» - come l'ha definito la stessa sindaca - di due giorni fa nei palazzi popolari del quartiere alla periferia orientale della Capitale. Una violenta protesta a suon di grida razziste («Qui non vogliamo negri», «Tornate a casa col gommone») che ha costretto la famiglia di Mourad e Fatya Maslouh a lasciare l'abitazione che gli sarebbe spettata di diritto. Una manifestazione che è costata la denuncia per violazione della legge Mancino sull'odio razziale ad almeno cinque persone. Nel frattempo l'abitazione - come ha rivelato oggi l'assessore alle Politiche Sociali, Laura Baldassarre - sarebbe stata di nuovo occupata. «Il quartiere di San Basilio non può essere offeso da una minoranza che con gesti inqualificabili, offende tutti gli abitanti della zona - sottolinea la Raggi -. Rispetto della legalità, integrazione e riqualificazione delle periferie sono l'antidoto contro il degenerare dell'intolleranza e del non rispetto: una lotta nella quale sono sempre gli ultimi a rimetterci».

Il futuro a Roma della famiglia marocchina, però, sarà lontano dal quartiere che non l'ha voluta, come conferma l'assessore Baldassarre. «San Basilio è anche molto altro da quello che è successo. Noi stiamo dialogando anche con i cittadini, anche perché il disagio va ascoltato e dobbiamo trovare soluzioni per tutti», spiega la Baldassarre che ieri pomeriggio ha incontrato gli abitanti. «C'è una grande richiesta da parte loro di essere ascoltati e di chiarire che San Basilio non è un quartiere razzista - ha detto -, ma che ci sono tante persone in disagio abitativo da anni. A noi come amministrazione spetta un'azione di mediazione: da un lato dare risposta alla famiglia, dall'altro portare avanti il dialogo anche con i residenti di San Basilio che infatti incontreremo di nuovo e in modo più strutturato già questa settimana. Non dobbiamo lavorare sulla contrapposizione ma sull'integrazione». Per questo il Campidoglio avrebbe già pronto un piano per la legalità, da attuare in tre mosse: «liberare le case dagli occupanti; far scorrere le graduatorie per dare risposte a chi ne ha titolo; trovare soluzioni per l'emergenza abitativa troppo a lungo trascurata».

Per le politiche sull'emergenza abitativa, «stiamo facendo un'analisi di tutti gli immobili sequestrati o confiscate alla mafia che potrebbero essere utilizzati a tal fine - sottolinea la Baldassarre -. Poi c'è il tema della Regione Lazio: noi vorremmo che quanto prima le risorse regionali si trasformino in abitazioni. E infine non dobbiamo tralasciare il diritto all'abitare delle persone più fragili».


Prosegue, intanto, il lavoro della Procura che è in attesa dell'informativa delle forze dell'ordine intervenute due giorni fa a San Basilio per sedare gli animi. Sul tavolo degli inquirenti ci sono già alcune denunce a carico di almeno cinque persone accusate di minacce e resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata e violazione della legge Mancino sull'odio razziale.
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Il Messaggero