Salvini gela Bertolaso: serve un referendum tra i romani

Berlusconi, Meloni e Salvini
Primarie smart per bocciare Guido Bertolaso, come candidato sindaco del centrodestra, e cambiare cavallo in corsa. Quando Matteo Salvini dice «ascolteremo i romani» e...

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Primarie smart per bocciare Guido Bertolaso, come candidato sindaco del centrodestra, e cambiare cavallo in corsa. Quando Matteo Salvini dice «ascolteremo i romani» e «la città merita una settimana di riflessione» cela una strategia chiara. Fra una settimana, sabato e domenica prossimi, il leader leghista lancerà banchetti in tutti e quindici i municipi della Capitale. «Chiederemo ai cittadini - ha raccontato il leader leghista ai suoi collaboratori - quali sono le loro priorità e inoltre li faremo esprimere sul gradimento dei nomi usciti finora».


E cioè quello dell'ex capo della Protezione civile, che proprio non va giù al «Matteo lumbard», poi il gradito civico Alfio Marchini, Francesco Storace, leader della Destra, più varie ed eventuali. Messa così il risultato sembra scontato: arrivare a dire un altro no a Bertolaso, quello definitivo, attraverso un referendum o simil-primarie leghiste per puntare su un altro nome.
 
LE REAZIONI
In quei giorni ai banchetti non dovrebbe esserci Salvini, ma i suoi luogotenenti romani, a partire dalla parlamentare Barbara Saltamartini. Gli effetti di questa mossa si annunciano esplosivi. E' probabile, molto probabile, che il tavolo del centrodestra con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni finisca gambe all'aria. Con un effetto domino anche nel resto delle grandi città chiamate al voto: Bologna, Napoli, Torino. Più complicato rimescolare le carte a Milano visto che la campagna di Stefano Parisi ormai è partita.

Dalle parti di Giorgia Meloni, se dovesse tramontare Bertolaso, sono pronti alla pugna: «Se Guido non è il candidato giusto per Roma - dice l'ex ministro - anche gli altri di cui si parla in altre città potrebbero non essere i migliori». E all'ipotesi primarie la leader di FdI rilancia: «Noi abbiamo chiesto di utilizzare questo strumento e gli alleati hanno scelto di non farlo, per noi va bene, ma si facciano ovunque». Ecco, il clima è questo, quello dei veti e dei ricatti. Al punto che se dovesse saltare tutto non è peregrina l'ipotesi Meloni candidata sindaco, nonostante l'iniziale «no, grazie» per via della gravidanza. A quel punto l'unione dei tre leader potrebbe tornare come per incantesimo.

LO STALLO
La situazione è congelata. Ma dalle parti della Lega tutti considerano Marchini come una carta vincente. Affettuosità a cui il candidato civico, che orbita nel centrodestra, risponde così: «Non esistono patti segreti. Salvini si è limitato a prendere atto della realtà». E cioè che Bertolaso non funzionerebbe. «Immaginiamo per un attimo - spiega Marchini - se Giuseppe Sala da candidato Pd avesse detto nell'ordine: Renzi non ama Milano. Ho fatto la campagna per Berlusconi e sono un vecchio democristiano. E viva le ruspe contro i rom. La lettura unanime sarebbe stata: è un suicidio politico».


A tenere il punto al momento c'è anche e soprattutto Silvio Berlusconi, intenzionato a non sfasciare lo spogliatoio, senza perdere la faccia su il suo «Guido» («Non abbiamo scelto un uomo di partito, un campione del bla bla bla, ma un campione del fare, con grandi capacità gestionali»). Anche se l'ipotesi primarie all'ex Cavaliere proprio non piace («Sono un arnese del Pd che non funziona», ama ripetere). Mercoledì nuova riunione del tavolo tecnico sulle amministrative. E Bertolaso? Incassa in silenzio, ieri ha partecipato a un'udienza del processo sul G8 che lo riguarda, oggi è invitato alla Leopolda romana di Francesco Rutelli, ma Silvio Berlusconi gli ha consigliato (c'è chi dice proibito) di disertare l'appuntamento. E soprattutto di non scoraggiarsi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero