Sgominata banda a Ostia, il capo era Salvatore Sibio, "er tartaruga" boss storico del crimine romano

Nella malavita romana di livello tutto cambia perchè nulla cambi. L’indagine dei carabinieri su Ostia, che ha disarticolato un sodalizio di una quarantina di...

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Nella malavita romana di livello tutto cambia perchè nulla cambi. L’indagine dei carabinieri su Ostia, che ha disarticolato un sodalizio di una quarantina di malavitosi vicini al clan dei Triassi, famiglia storica siciliana trapiantata ad Ostia, rimette in gioco Salvatore Sibio, detto ”Er Tartaruga”, 75 anni, fino a qualche anno fa, capo incontrastato della sanguinaria banda della Marranella a Torpignattara.


Un boss vecchio, stempiato, che poteva sembrare privo di forze, che, invece, il suo potere di vita e di morte, stando all’inchiesta, l’ha semplicemente trasferito dai vicoli della Marranella al Litorale romano. Quindi, con il suo arresto come capo dell’organizzazione, si riaffaccia con prepotenza un passato recente, ancora non risolto del tutto sul piano giudiziario, rappresentato dagli omicidi e dal fiorente traffico di droga che fu gestito dalla banda della Marranella. Una banda rimasta segreta, impermeabile anche se imparentata con la più nota banda della Magliana. Nella Marranella, dall’anima calabrese, non ci fu alcun pentito. Maurizio Abatino, oggi senza scorta, disarticolò l’organigramma della Magliana. Nessuno lo fece con la sanguinaria banda della Marranella.

Il magistrato Luca Tescaroli provò negli anni 2000, sulle risultanze degli omicidi e di centinaia di chili di droga sequestrati, a chiedere in giudizio l’accusa di mafia per Salvatore Sibio e i suoi sodali. Ma la sentenza respingerà l’accusa. A metà degli anni ’80 fino quasi ai giorni nostri, la ”gang” di Torpignattara sarà l'artefice di una sequenza impressionante di delitti di stampo mafioso rimasti irrisolti. Dai vicoli della Marranella vengono pilotati flotte cariche di migliaia di chili di droga che attraversano mezzo mondo. Così come accade per il gioco d’azzardo che si trasforma in un’impresa mondiale e con fabbriche che costruiscono video poker su scala industriale.


Un omicidio che segnò il cambio di potere per la spietata malavita di Torpignattara: negli anni ’90, due sicari uccisero il boss Rolando Tramontano mentre era all’edicola di piazza della Marranella. Con la morte del bandito si eclissa quella malavita ”romantica” e solidale col quartiere. Prende, invece, il sopravvento la ”gang” spietata di Salvatore Sibio. Ci fu una faida che vide morire uno dei figli di Sibio. Negli anni, a rimanere uccisi in strada furono Antonio Iuliano, Vittorio Rispo, la bella donna della mala, Rosanna Iannaccone e tanti altri ”bravi ragazzi”. Fu ucciso un boss che viveva nell’ombra di Sibio, Claudio Gaglieti (l’ex uomo della Iannaccone) che sembrava intoccabile. Invece, qualcuno gli citofonò a casa e lo fece scendere. Claudio Gaglieti si fidò, scese e fu colpito da diversi colpi alla testa che l’uccisero. A rendere possibile questa girandola di affari sporchi e omicidi (ancora irrisolti), furono le bische della zona. Salvatore Sibio era il titolare di una di queste. Da qui, secondo le inchieste, decideva le attività illecite. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero