Salari, «Meno bonus e più servizi»: così cambia la busta paga

Salari, «Meno bonus e più servizi»: così cambia la busta paga
Tre delibere: una per sbloccare gli stipendi accessori di gennaio, una per modificare il fondo destinato alle indennità e un'altra ancora per legare alla...

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Tre delibere: una per sbloccare gli stipendi accessori di gennaio, una per modificare il fondo destinato alle indennità e un'altra ancora per legare alla produttività dei dipendenti i bonus che per anni sono entrati nelle tasche dei 23mila comunali in automatico, senza controlli sulla produttività. Il primo provvedimento è stato firmato da Tronca già ieri sera, il secondo sarà licenziato in giornata. E sarà uno dei tasselli chiave della riforma. Verrà aumentata la parte fissa del salario accessorio, in modo da allineare Roma alle altre grandi città italiane. La quota stabile del fondo (157 milioni, sia per il 2015 che per il 2016) sale dal 55 al 70%. Sforbiciata invece la parte variabile, quella delle indennità illegittime distribuite a pioggia, che scende al 30%. Attraverso la terza delibera, su cui si è riaperta la trattativa con i sindacati, il Comune punta a legare tutti i bonus a risultati concreti: pratiche evase dagli impiegati, giudizi degli utenti, controlli effettuati dai vigili.


I CEDOLINI
Ma come cambiano le busta paga dei capitolini? Per un impiegato degli sportelli anagrafici, con uno stipendio di circa 1.200 euro, prima della riforma la quota tabellare si aggirava intorno ai 950. Ora, insieme alla parte fissa del salario accessorio, sale a 1.050. Per le insegnanti degli asili nido, con stipendio da 1.300 euro, se prima la base era di 1.000 euro, ora tra parte tabellare e fissa, si arriva 1.100. E ancora: un agente della Polizia locale, con stipendio da 1.400 euro, si passa da 1.100 euro di tabellare a 1.250, aggiungendo la parte fissa delle indennità accessorie. Per un funzionario invece, con 1.800 euro di media in busta paga, la quota tabellare di 1.450, con la riforma cresce a 1.600, sempre includendo la parte fissa del salario accessorio.
Cambieranno anche i criteri per l'erogazione della parte variabile. Ma non subito. Al momento resta in vigore l'atto unilaterale votato dalla giunta Marino, che comunque ha introdotto i primi meccanismi di controllo sulla produttività dei dipendenti. Ma lo staff di Tronca pensa a una modifica a tutto campo, che agganci tutte le voci extra della parte variabile a obiettivi concreti. «Ogni capo dipartimento sta già elaborando progetti che non potranno che essere improntati su criteri di merito e produttività, anche in considerazione dei rilievi fatti dal Mef», spiega il subcomissario Iolanda Rolli. «Quello di oggi è un traguardo importante - prosegue il braccio destro di Tronca - rimettiamo in moto il percorso per la definizione del nuovo contratto integrativo, superando definitivamente l'atto unilaterale della precedente amministrazione».
 

NIENTE SANATORIA

Resta aperta poi la partita degli arretrati. Vale a dire quei 340 milioni di euro di indennità a pioggia, erogati tra il 2008 e il 2012, che il Ministero dell'Economia si appresta a chiedere indietro al Campidoglio perché distribuiti in modo irregolare. Le due delibere di Tronca non affrontano la questione. Per marzo è atteso l'ultimo parere del Mef, quello definitivo. A quel punto il Comune dovrà elaborare un piano di rientro graduale. Non ci saranno decurtazioni dirette nei cedolini dei lavoratori, anche se le retribuzioni dei comunali sembrano destinate a calare, dato che la legge impone ai Comuni una seria spending review, a partire dal ridimensionamento del fondo per gli stipendi. Le prime stime che circolano tra i sindacati, prevedrebbero una riduzione di 200 euro. C'è poi un emendamento elaborato dall'Anci (Associazione comuni italiani) al decreto Milleproroghe, che offre all'amministrazione uno strumento in più, vale a dire la possibilità di «rinunciare temporaneamente alle facoltà assunzionali riferite al personale a tempo indeterminato». Blocco del turn over, quindi. Altra novità proposta dall'Anci: la possibilità di utilizzare direttamente le donazioni di sponsor privati per ridurre il debito causato dalle indennità a pioggia. Già il Dl 16/2014 consente di destinare una parte dei proventi degli sponsor «all'alimentazione dei fondi del salario accessorio». L'emendamento però permetterebbe di utilizzare gli sponsor direttamente per il recupero dei fondi da restituire.
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Il Messaggero