Roma, la crisi di Villa Flaminia: il centro a rischio sfratto. Il 12 dicembre possibili sigilli a piscine e palestra

Il Centro Villa Flaminia non ce la fa a pagare i canoni annui tra Covid e caro bollette. Stando ai legali del centro, si parla di canoni da mezzo milione di euro l'anno

Roma, la crisi di Villa Flaminia: il centro a rischio sfratto. Il 12 dicembre possibili sigilli a piscine e palestra
Rischio sfratto o, come più elegantemente lo definiscono i legali, di rilascio anticipato per il centro sportivo Villa Flaminia, quartiere Flaminio, più o meno...

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Rischio sfratto o, come più elegantemente lo definiscono i legali, di rilascio anticipato per il centro sportivo Villa Flaminia, quartiere Flaminio, più o meno all'altezza del Teatro Olimpico da cui dista poche centinaia di metri.


La storia è di quelle sfortunatamente molto comuni negli ultimi due anni: fra il Covid e gli aumenti della bolletta energetica, il Centro Villa Flaminia non ce la fa a pagare i canoni annui. Stando ai legali del centro, si parla di canoni da mezzo milione di euro l'anno ma preferiscono non specificare il debito del Centro a quanto sia effettivamente arrivato. La proprietà dell'area, la Congregazione provinciale dei Fratelli delle Scuole cristiane più noti come i Lasalliani - congregazione laica della chiesa cattolica fondata da santo Giovanni Battista de La Salle nella seconda metà del 1600 - quei canoni li vogliono e sono disposti a sfrattare l'attuale dirigenza. Che sta lì da 35 anni, guidata da Luigi Barelli, con una decina di dipendenti diretti e oltre un centinaio di collaboratori.

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LA STRUTTURA
Parliamo di uno dei più grandi centri sportivi privati di Roma: 7 sale per palestra e fitness, tre piscine di cui una semi-olimpionica, un campo da calcio a otto, una pista di atletica, tre campi da tennis, parco giochi per bambini, uno chalet in stile provenzale per le feste, e un ristorante. Nonostante ci fossero decine di bambini vocianti a giocare sui campi di calcio, alcuni con una palla di giornali, nonostante ci fossero persone in piscina a fare aquagym o in palestra a fare pesi, «i numeri degli abbonamenti degli anni scorsi non si fanno più. Ora, se va bene, gli abbonamenti si fanno trimestrali nemmeno più annuali», spiegano dal Centro sportivo.
«Il problema - spiega Luigi Barelli - nasce con il Covid che ha fatto crollare le iscrizioni e poi con l'aumento della bolletta energetica. Le piscine e le palestre sono ambienti grandi che vanno climatizzati tutto l'anno. Con costi che negli ultimi tempi sono aumentati anche del 500 percento. Nonostante questo e nonostante i costi di manutenzione altrettanto elevati, manutenzioni che non si sono fermate per il Covid, abbiamo fatto investimenti per mantenere gli elevati standard qualitativi dell'offerta sportiva».
Ma non basta. I ritardi nei pagamenti si sono accumulati. E la proprietà ha deciso di interrompere il rapporto.
«Queste voci sotto Natale - aggiunge amareggiato Barelli - sono pesantissime per tutti noi, per i nostri 120 collaboratori e per i nostri 10 dipendenti».


LE TRATTATIVE
Le voci però sono ben concrete: nelle scorse settimane, la proprietà ha cercato di rientrare in possesso dell'area e delle strutture. Dopo una prima mediazione, il 2 dicembre i proprietari si sono ripresentati con l'ufficiale giudiziario e i carabinieri. Nuova mediazione e nuovo rinvio ma in questo caso con la chiusura con sigilli di uno dei campi esterni. Il 12 potrebbe esserci l'apposizione dei sigilli definitiva. A meno che non intervenga la magistratura. «In realtà abbiamo un'udienza in Tribunale fissata per il 9 dicembre. In questa occasione, la magistratura deciderà. Noi pensiamo che la richiesta di rilascio anticipato sarà respinta», dicono i legali del Centro sportivo che non vogliono scoprire le carte della difesa.


Abbiamo cercato di metterci in contatto più volte con la direzione della scuola, proprietaria dell'intero complesso ma senza successo: «Il Direttore è impegnato con i consigli di classe» è stata la risposta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero