Roma, viadotto dei Presidenti: sterpaglie e rifugi dei senzatetto invece della piazza di Renzo Piano

Due senzatetto sotto il viadotto dei Presidenti
Doveva essere il punto di incontro tra i residenti di due quartieri (Fidene e Serpentara) separati dal Viadotto dei Presidenti, e invece è rimasto il solito spazio verde...

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Doveva essere il punto di incontro tra i residenti di due quartieri (Fidene e Serpentara) separati dal Viadotto dei Presidenti, e invece è rimasto il solito spazio verde abbandonato e covo dei senzatetto della zona.




Un'area, ormai terra di nessuno, dove è più facile incontrare sbandati che passanti.











Stiamo parlando dell’iniziativa “sotto il viadotto”, partita a ottobre dello scorso anno, e già in ginocchio dopo pochi mesi di vita.



Il progetto di riqualificazione messo in campo da Roma Capitale, con la partecipazione del gruppo di giovani architetti “G124” di Renzo Piano, rientrava nel processo di rigenerazione degli spazi urbani tanto caro al Campidoglio.



Un modo, a dire degli ideatori, per riappropriarsi di un “non-luogo” solitamente nascosto dal traffico quotidiano, attraverso arredi green e una vera e propria piazza temporanea sotto i pilastri, dove organizzare incontri e manifestazioni per promuovere la cultura e la socializzazione tra gli abitanti della zona.



Addirittura il progetto fu etichettato come il primo passo di un più complesso intervento di recupero dell’intero viadotto dei Presidenti, nato negli anni ‘90 ma rimasto incompiuto, come asse di collegamento tra Roma nord e Roma sud attraverso l’uso di una ferrovia leggera.



E cosi in primavera dello scorso anno grande festa di inaugurazione alla presenza degli assessori capitolini Caudo (assessore alla Trasformazione urbana), Masini (a quei tempi assessore alle Periferie) e del Presidente del III Municipio Paolo Marchionne.



Fu ripulita l’area, furono installati due grandi contenitori in alluminio, fu bonificato il terreno per fare la piazza, furono dipinte tante carcasse di pneumatici per dare un tocco di colore al triste grigio del ponte del viadotto e fu creata una stradina in ciottoli per unire simbolicamente i due quartieri.

Bene. Cosa è rimasto di tutto questo a distanza di soli 12 mesi di distanza?



Il nulla. Il degrado più assoluto.

Nei container dormono decine di barboni, il prato ha raggiunto il metro di altezza con sporcizia distribuita in più punti e gli pneumatici sono stati gettati in mezzo alle erbacce.



Abbandono totale che ha mandato su tutte le furie i cittadini del quartiere che da anni aspettano veri interventi di riqualificazione in un quadrante della Capitale spesso dimenticato dalle Istituzioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero