«Un atto dovuto». Così il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, in un'intervista a “Chi l'ha visto?” parla della possibilità di...
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Un euro, come gesto simbolico per dar seguito alla condanna in sede civile per lo Stato nel caso di Davide
Cervia per «avere violato il loro diritto alla verità» . Lo ha consegnato il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta a Marisa Gentile, la moglie di Cervia. «Sono di Velletri anch'io - ha detto Trenta al termine dell'incontro - e questa storia l'ho vissuta da piccola. È un atto simbolico per dire che io, come rappresentante dello Stato, ho voluto chiedere scusa per tutti i momenti, per le fatiche e le reticenze che ci sono state nei confronti di questa famiglia». «Una famiglia - ha aggiunto Trenta - ha diritto di sapere la verità e avere giustizia. Lo Stato non deve mai smettere di cercarla. Io sono disponibile ancora per approfondire le ricerche, perché dobbiamo arrivare alla verità: questo è lo Stato».
Accanto a Trenta la signora Marisa ha mostrato l'euro ricevuto, che era quanto simbolicamente la famiglia chiedeva come risarcimento. «Questo euro - ha detto - per noi ha un grandissimo valore e rappresenta 28 anni di grandi battaglie per capire che cosa fosse successo a Davide. Ancora non lo abbiamo scoperto, però prendiamo atto e ringraziamo il ministro Trenta per aver avuto la sensibilità di leggere delle carte e di capire che ci sono stati degli errori, delle sottovalutazioni, come stabilisce la sentenza del tribunale civile, e che forse se le nostre istituzioni, o parte di essere, si fossero impegnate un po' di più forse Davide l'avremmo potuto salvare. Non ci siamo riusciti, e questo ci rammarica, però siamo contenti che grazie all'azione del ministro si sia ridata dignità a questa vicenda e a Davide Cervia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero