Roma, gli urtisti protestano in Campidoglio: «Marino non mantiene le promesse». Al corteo anche il rabbino capo

Roma, gli urtisti protestano in Campidoglio: «Marino non mantiene le promesse». Al corteo anche il rabbino capo
«Marino ricorda le promesse...». «Roma Capitale dell'Abusivismo», «La storia siamo noi»,«il sindaco offende la comunità ebraica con false promesse», «Marino hai...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Marino ricorda le promesse...». «Roma Capitale dell'Abusivismo», «La storia siamo noi»,«il sindaco offende la comunità ebraica con false promesse», «Marino hai tolto il lavoro a centinaia di famiglie romane» e «Disoccupati per colpa di Marino». Con questi cartelli esposti in piazza del Campidoglio hanno manifestato gli urtisti, gli storici venditori di souvenir che protestano perchè spostati dalle loro postazioni nella zona del Colosseo.




In piazza sono arrivati anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello. Mentre i manifestanti gridavano «vergogna» e «bugiardo» rivolti al sindaco Ignazio Marino, Fabio Gigli, presidente di un'associazione urtisti, ha spiegato: «Il 10 luglio quando ci hanno spostato da centro storico, l'amministrazione ci aveva comunicato che entro 10 giorni, al massimo 15, saremmo entrati nei nostri luoghi di lavoro nell'area del Colosseo, sebbene in posizioni diverse. Invece siamo al 10 settembre e il risultato è che siamo senza lavoro. Ci hanno dato delle postazioni che sono più piccole di quelle per un cane - sottolinea -: ne vale della dignità del lavoro e delle persone! Nel frattempo abbiamo presentato all'amministrazione un progetto di info-point per far sì che al turista venga dato un servizio anche di orientamento, che potremmo fare noi. Lo abbiamo sempre fatto, ma ora vorremmo farlo in maniera ufficiale».



Un segnale molto forte è stato dato dalla presenza del rabbino capo, Riccardo Di Segni, che ha sottolineato: «Siamo qui per un problema di lavoro e di dignità del lavoro per famiglie che da mesi sono state private dei mezzi di sussistenza. Questo ci viene negato con tutta una serie di promesse e rinvii assolutamente intollerabili. Siamo qui per dare appoggio sociale a una categoria che è gravemente a rischio in questo momento».



Dello stesso avviso anche la presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello: «Quando le promesse non vengono mantenute creano delle situazioni di disagio, di fronte alle quali è evidente che non possiamo rimanere insensibili e tanto meno inermi. Una crisi c'è, è innegabile, altrimenti non staremmo qua. È la prima volta nella storia della comunità che manifestiamo in questa maniera accanto a una categoria. Scendere oggi in piazza al fianco della categoria che ha promosso questa manifestazione era doveroso. La maggior parte delle famiglie degli urtisti titolari delle licenze storiche sono membri della comunità, oltre il 99%.



Queste famiglie stanno chiedendo di poter lavorare come gli era stato assicurato è garantito dal sindaco in primis e dall'amministrazione. Garanzia che era stata data anche a noi, che siamo stati coinvolti perchè abbiamo chiaramente ribadito la necessità del lavoro dignitoso delle persone. Queste promesse non hanno avuto riscontro, gli incontri previsti per definire in maniera chiara, netta e conclusiva la vicenda permettendo a queste persone di tornare a lavorare ad oggi sono stati tutti rimandati, compreso quello odierno. Non è più possibile tollerare una situazione del genere. Noi come comunità ci stiamo facendo carico di queste famiglie in senso sociale, attraverso i nostri organi assistenziali, ma questo non è quello che possiamo continuare a fare. Da cittadini e da rappresentanti della comunità storica dobbiamo rivendicare il diritto di tutti a poter lavorare e soprattutto l'esigenza di una fiducia concreta nelle istituzioni. Una fiducia che oggi mi sento di non poter dichiarare ancora di avere. Il nostro percorso è stato sempre a disposizione delle istituzioni, sinergico con loro e con la città. Oggi questo ci è impedito».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero