Tuffo di notte nella fontana di Trevi, carcere e multa Assolto dopo la direttissima, pagherà una multa

Tuffo di notte nella fontana di Trevi, carcere e multa Assolto dopo la direttissima, pagherà una multa
Per portarsi a casa il ricordo di un bagno notturno nella fontana di Trevi gli sono bastati 180 euro e qualche ora in caserma. ...

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Per portarsi a casa il ricordo di un bagno notturno nella fontana di Trevi gli sono bastati 180 euro e qualche ora in caserma.




E' il conto, nemmeno troppo salato, con cui Mark Glanville, un trentaquattrenne australiano sorpreso dai vigili a nuotare seminudo nelle acque dello storico monumento barocco, è uscito in piena libertà dal tribunale penale di Roma. Una bravata dettata da una miscela di goliardia e alcol per la quale il giovane ha persino rischiato una pesante condanna a sei mesi di reclusione.



Arrestato e portato davanti al giudice per la convalida in direttissima, il vivace turista è stato infatti assolto con rito abbreviato dalle accuse di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, finendo così per cavarsela con una semplice multa. I fatti risalgono alla scorsa notte quando, poco prima delle quattro e trenta, l'australiano arriva in prossimità della fontana in compagnia di un gruppo di amici. Complice qualche drink di troppo, forse per raccogliere la sfida lanciata da uno dei compagni di viaggio, il trentaquattrenne si toglie scarpe e maglietta e si tuffa nell'insolita piscina.



DOLCE VITA

Come un improbabile protagonista maschile della Dolce Vita, il ragazzo rimane per qualche minuto immerso nell'acqua ma, a differenza della divina Anita Ekberg di Federico Fellini, a interrompere il suo storico bagno arrivano i vigili urbani. Gli uomini del primo gruppo della polizia di Roma Capitale faticano non poco a trascinare fuori dalla vasca il bagnante e quando finalmente ci riescono si trovano costretti agli straordinari. Appena messo piede all'asciutto, privo di calzature e ancora fradicio, il giovane si sarebbe divincolato tra gli agenti e avrebbe provato a fuggire. Un tentativo miseramente naufragato a pochi passi dalla fontana. Dopo aver involontariamente colpito uno dei vigili con una spallata, la corsa dell'australiano si sarebbe infatti arrestata con una rovinosa caduta.



IL VERBALE

Arrestato e trattenuto in caserma per la notte, Glanville avrebbe poi dimostrato di ignorare completamente il funzionamento della legge italiana. Ripresosi dalla sbornia alcolica e ormai recuperata la piena lucidità, il trentaquattrenne avrebbe infatti chiesto agli agenti che lo tenevano in custodia di poter corrispondere quanto dovuto e di essere rimesso in libertà. Probabilmente ancora non perfettamente cosciente delle accuse che gli venivano rivolte, il tuffatore aveva creduto - in fin dei conti a ragione- di potersela cavare con una semplice sanzione.



IL RACCONTO


Poche ore più tardi, il giudice del tribunale, avrebbe effettivamente ridimensionato l'intera faccenda, assolvendolo dalle accuse più gravi e rispedendolo a casa con il solo obbligo di pagare una banale multa. ««In diritto - ha dichiarato l'avvocato Maurizio Sangermano, difensore di Glanville - il fatto non costituisce reato per mancanza dell'elemento psicologico. Il mio assistito, al momento dell'arresto, era scalzo e aveva alzato il gomito ed è per questo che cadendo ha trascinato con se un vigile urbano»». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero