«Noi romani che odiamo il calcio»: ostaggi delle partite tra strade chiuse e ingorghi da incubo

Quello che è successo mercoledì a Roma, per la finale di Coppa Italia tra Inter e Fiorentina, non è una cosa accettabile

«Noi romani che odiamo il calcio»: ostaggi delle partite tra strade chiuse e ingorghi da incubo
Notizia: c'è qualcuno a cui del calcio non importa nulla. Importa, invece, tornare a casa dopo una giornata di lavoro e non metterci un'ora e mezza (cronometrata)...

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Notizia: c'è qualcuno a cui del calcio non importa nulla. Importa, invece, tornare a casa dopo una giornata di lavoro e non metterci un'ora e mezza (cronometrata) per fare poco più di 3 chilometri: da Prati a Balduina, ad esempio. Quello che è successo mercoledì a Roma, per la finale di Coppa Italia tra Inter e Fiorentina, non è una cosa accettabile. La città è impazzita. E così i suoi abitanti intrappolati in ingorghi infernali, strade chiuse, scene apocalittiche che hanno raccontato sui social (con tanto di foto e video). Prati, lungotevere, Muro Torto, Ponte Milvio: tutto intasato.

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A Roma succede quasi ogni volta che si verifica un importante appuntamento calcistico: l'intero quadrante nord resta ostaggio di tifosi e partite, stravolgendo la quotidianità dei cittadini. È tollerabile? «Mercoledì sono dovuta uscire in anticipo dal lavoro per prendere prima mio figlio a scuola», racconta Silvia. «A me hanno annullato la lezione di calcio e anche un appuntamento medico», aggiunge Lorenzo. Claudia, che era arrivata a Roma per un colloquio di lavoro, ci ha messo due ore, spendendo 30 euro di taxi, da piazza Venezia al Flaminio. Come sempre in queste circostanze era stato approntato un piano sicurezza e un piano traffico, evidentemente fallito. Per rimanere in ambito calcistico, un clamoroso autogol.
 

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Il Messaggero