Tor Sapienza, riesplode la rabbia: tensioni tra residenti e immigrati

Tor Sapienza, riesplode la rabbia: tensioni tra residenti e immigrati
Adesso il nemico a Tor Sapienza è anche dentro casa. Ha sempre il volto dei rifugiati spaventati e asserragliati, ma anche quello dei volontari del centro culturale Morandi a...

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Adesso il nemico a Tor Sapienza è anche dentro casa. Ha sempre il volto dei rifugiati spaventati e asserragliati, ma anche quello dei volontari del centro culturale Morandi a colori.


C'erano anche loro ieri mattina a preparare cous cous e a intonare i suoni della murga (canti degli schiavi neri) davanti al centro immigrati gestito dalla cooperativa Un Sorriso di viale Giorgio Morandi, assaltato a novembre, ormai simbolo contro il quale sfogare la rabbia della periferia abbandonata. L'evento, organizzato anche dal centro immigrati, si chiamava L'incontro: si è trasformato nell'ennesimo scontro con una parte dei residenti dei palazzoni popolari scesi in piazza per protestare. Intanto dal Campidoglio arriva «l'impegno a trasferire i rifugiati anche per il loro bene e per riportare la coesione sociale, avvierò contatti con alti livelli istituzionali, ci saranno sviluppi» ha assicurato l'assessore alle Politiche sociali Francesca Danese in visita ieri nel quartiere insieme al delegato alla sicurezza del Comune Rossella Matarazzo.







L'attesa è per dopodomani, quando arriveranno a Tor Sapienza il sindaco Ignazio Marino, ma anche rappresentanti di Prefettura, ministero dell'Interno e Ater. In ballo, secondo indiscrezioni, c'è proprio la decisione di trasformare il centro di immigrati in un luogo per ospitare mamme e bimbi in difficoltà, come richiesto dai residenti da tempo. Ma non c' è ancora alcuna conferma.



LA PROTESTA


Una trentina, pronti a marcare il territorio di nuovo, a sfogare la rabbia come fosse una pallina della roulette, senza sapere dove si fermerà. Insulti, grida, la tensione che sale fino a quando le forze dell'ordine (sempre presenti dalla guerriglia di novembre) ieri mattina sono state costrette a intervenire, a schierarsi davanti al gruppo che partecipava alla festa invitandolo a entrare dentro il centro rifugiati. Hanno fatto appena in tempo a piantare un albero d'ulivo che avevano battezzato «l'albero della pace». Ma la pace a Tor Sapienza non è ancora arrivata, «dovrà passare attraverso una profonda ristrutturazione del quartiere, non eravamo neanche stati coinvolti nell'evento, i problemi sono ancora tanti» dice Sandra Zammataro, l'Angelina della periferia est. «Dovete piantare le banane» è stato gridato contro gli immigrati. «Prostituzione, roghi tossici vicino al campo rom, la manutenzione dei palazzi Ater i problemi irrisolti» dice Zammataro. Potatura di alberi (in via Cremona i topi dai rami entravano nelle case), pulizia delle strade gli interventi fatti. Sul progetto di un «boulevard» in viale Giorgio De Chirico, ieri in strada c'era chi sorrideva: «Ma cos'è? Pensassero a mandare via le prostitute». Per i residenti anche una festa diventa un torto. «Continuiamo il nostro lavoro, ma siamo preoccupati» dice Carlo Gori, presidente del centro Morandi a colori. Il centro culturale ha sede nella cosiddetta «spina», la parte centrale dei palazzoni, dove ci sono il muretto dello spaccio e locali occupati da 40 famiglie. Ieri girava la voce di una nuova protesta, stavolta proprio contro il centro culturale. Venerdì sera c'era stata una lite tra due immigrati dentro l'istituto per rifugiati. L'ambulanza è arrivata a sirene spente per non attirare l'attenzione in un quartiere dove tutto, anche una festa, può riaccendere il fuoco della violenza. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero