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«Noi rischiamo grosso! Quello che facciamo di sbagliato oggi, ce lo ritroveremo tra due settimane. Lo shopping troppo frenetico di queste ore causerà in quei giorni un aumento dei positivi al Covid. E questo ci spingerà a prendere misure adeguate». Tra due settimane sarà Natale e Alessio D’Amato non esclude un nuovo lockdown. L’assessore alla Sanità della Regione Lazio - uno che non si offende se nella lotta al virus lo chiamano “talebano” - non usa questa parola, misura ogni espressione, ma non trattiene «la rabbia» davanti alle immagine delle vie del Centro affollate di gente che fa compere, le stazioni della metro di Spagna e Barberini chiuse, l’area di Fontana di Trevi interdetta al passeggio o il mercato di Porta Portese pieno nonostante la riapertura a numero chiuso. Tanto da ribadire «l’appello, sempre lo stesso: rispettare le regole, fare shopping in maniera intelligente, il che vuol dire senza dare vantaggi al Covid».
Assessore, sta ipotizzando un nuovo lockdown?
«Non ipotizzo nulla e adesso è prematuro parlarne. Ma noto che si dimentica che le misure sulla circolazione sono sempre proporzionate all’andamento dell’epidemia. Quello che vale oggi non è detto si confermi nelle prossime settimane».
Quindi?
«Noi finora abbiamo difeso Roma e abbiamo evitato che la Capitale tornasse in lockdown come altri grandi città europee. I cittadini devono aiutarci a farlo. Altrimenti con un aumento dei contagi dovremmo prendere misure adeguate, proporzionali ai contagi».
Viste le scene di ieri, era proprio il caso che la Regione anticipasse i saldi o riaprisse mercati e grandi magazzini?
«Che devo dire...
Roma, assembramenti in Centro: isolata zona Fontana di Trevi. Chiuse metro Spagna e Flaminio
Una fiducia ben riposta?
«Io vedo ancora in giro troppo affollamento. Meglio, troppi assembramenti da evitare. Sono tutti giustamente preoccupati dalle necessità di celebrare le feste e della totale ripresa attività scolastica. Che sono tutte cose giuste, che comprendo come la voglia di fare i regali. Ma se non vengono gestite con cautela, spero di sbagliarmi, ci ritroveremo con una terza ondata.
Lei è preoccupato?
«Sì. Come dice il famoso proverbio? Sbagliare una volta è umano, perseguire nello stesso sbaglio è diabolico. Io non vorrei che stessimo perserverando nell’errore commesso la scorsa estate. Si diceva: ”Il virus è scomparso, possiamo ritornare alla nostra vita...”. Le cose sono andate diversamente, perché poi è arrivata la seconda ondata».
Allora meglio chiudere a Natale?
«Non parliamo soltanto di Natale. Se non ritorniamo dei ranghi, pregiudichiamo la riapertura il 7 gennaio delle scuole, con tutte le dovute cautele, auspicata da più parti. E allo stesso modo non si possono rimettere in moto pezzi dell’economia, adesso fermi».
La spaventa una terza ondata?
«Noi stiamo aumentando i posti letto Covid in un momento nel quale la curva sta calando. Ma l’esperienza ci insegna che l’ascesa dei contagi è molto rapida: a settembre, prima della seconda ondata, eravamo a 100 nuovi positivi al giorno poi all’improvviso siamo passati a 3mila al giorno».
E ora?
«Adesso siamo a mille casi al giorno e dobbiamo riportare il numero sotto soglia di guardia. A questi livelli una recrudescenza del Covid può travolgerci».
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Il Messaggero