Un caso isolato è solo un caso isolato. Due casi sono un indizio. Il terzo si può considerare una prova. A Roma, tra imprese in crisi e delocalizzazioni, oramai si...
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LA STRATEGIA
Sulle crisi aziendali il ministero dello Sviluppo economico ha, in effetti, delle competenze. Su Almaviva esiste anche già un tavolo, anche perché è una di quelle quattordici aree di crisi definite «complesse». Anche su Alitalia Calenda è già in campo al fianco dei commissari. Diverso è invece il caso delle delocalizzazioni. Il trasferimento di Sky a Milano non ha a che fare con una difficoltà nei conti della multinazionale controllata dal magnate australiano Rupert Murdoch. Si tratta più di una scelta strategica, di concentrare nella nuova sede di Santa Giulia le attività italiane lasciando a Roma solo un piccolo presidio. Così come nel caso della Esso la decisione non è dipesa da una crisi. Su questi casi le competenze di Calenda sono più sfumate. Ma soprattutto va capito quale deve essere nell’eventuale tavolo il contributo del Comune di Roma. Potenzialmente però la presenza di Virginia Raggi può essere un’arma a doppio taglio. Da una parte, ragionano gli attori principali del tavolo che nascerà, «la sindaca non può non esserci». Sarebbe uno sgarbo istituzionale. Dall’altro però, il timore diffuso è anche un altro: senza iniziative solide e concrete da mettere in campo per evitare la Grande fuga delle aziende, la circostanza si trasformerebbe in un grande palcoscenico per la grillina pronta a sparare sul Governo e sulla Regione. Ecco perché la vicenda «Romexit» va maneggiata con cura, soprattutto alla vigilia di una lunga campagna elettorale.
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Il Messaggero