Roma, premio ai tassisti che scortavano i medici durante il Covid

La storia Claudio Fagotti e Alessandro Genovese

Roma, premio ai tassisti che scortavano i medici durante il Covid
Tutto il mondo chiuso in casa, in strada solo operatori sanitari, forze dell’ordine e lo stridente e spaventoso rumore delle autoambulanze. «Papà perché...

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Tutto il mondo chiuso in casa, in strada solo operatori sanitari, forze dell’ordine e lo stridente e spaventoso rumore delle autoambulanze. «Papà perché devi uscire in questi giorni? Perché devi farlo proprio tu?». Mentre ricorda le parole dei suoi due figli, 10 e 13 anni, si commuove Claudio Fagotti, alias Nizza 33. Tassista del pronto taxi 6645, insieme al collega Alessandro Genovese, in poche ore, a marzo del 2020, ha organizzato un servizio per medici e infermieri. «Oggi 1600 morti...» diceva il bollettino lanciato davanti allo Spallanzani, l’ospedale con il quale, grazie al direttore sanitario Vaia, una cinquantina di tassisti si sono messi a disposizione dei camici bianchi.

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«Non circolava nessuno, con Alessandro abbiamo pensato di renderci utili e abbiamo organizzato una squadra di tassisti da mettere a disposizione gratis dello Spallanzani - racconta Claudio, 55 anni - eravamo 24 ore su 24 a disposizione, stazionavamo proprio accanto a dove veniva letto il bollettino dei contagi e delle vittime». E ricorda: «Dall’ospedale uscivano gli operatori sanitari indossando le tute anti-contagio, li portavamo in giro per la città a trovare strutture adatte a fare tamponi o per altre esigenze: avevamo solo una mascherina da usare per una settimana, provavo a proteggermi anche con una sciarpa, inoltre, avevo creato un pannello di protezione fai da te, i taxi venivano sanificati da Samarcanda: avevo paura, certo, “e se mi contagio?” pensavo. Quando i miei figli mi chiedevano perché dovevo fare questo servizio proprio io, rispondevo: “Non devo, me lo dice il cuore”». 

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Il Messaggero