«Presenterò una denuncia per tentato omicidio, il guardrail era danneggiato, c'era una rete arancione, un guardrail dovrebbe sostenere un urto di una utilitaria...
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SETTIMO INCIDENTE
Un volo di sei metri, le lamiere dell'auto che impediscono a Daniele di uscire dalla vettura, l'intervento dei vigili del Fuoco per estrarlo. «Mio figlio - raccontava ieri Francesco nei corridoi nel Policlinico Umberto I - non si è fatto niente considerando il tipo di incidente, è un miracolo, ma le responsabilità vanno accertate. Alcune persone del deposito dell'Atac mi hanno detto che quel guardrail è danneggiato da tempo e che ci sono stati molti incidenti. L'amministrazione avrebbe dovuto ripararlo, se fosse stato così sicuramente mio figlio non sarebbe precipitato giù. A salvarlo, tra l'altro, una specie di container sul quale ha urtato prima di precipitare al suolo».
LA CURVA DELLA MORTE
Il giovane ha riportato la frattura di due costole, una mano, una spalla, un pneuma polmonare e diversi ematomi cranici che si stanno riassorbendo. È stato portato dal 118 all'ospedale in codice rosso, ma è rimasto sempre vigile. Anche ieri raccontava alla famiglia: «State tranquilli, sto bene». Ricordava la sensazione di volare e di aver perso il controllo dell'auto. I vigili parlano di un tratto dove molto spesso si verificano incidenti: a gennaio ce ne erano già stati sei. Automobilisti che perdono il controllo della vettura nello stesso punto, lungo una pericolosa curva, definita dai residenti «la curva della morte». Ieri c'era un papà che si sentiva miracolato, ma ce n'era anche un altro che ha vissuto il dolore più grande: la perdita del figlio.
UN MORTO NEL 2014
Su quello stesso punto ci sono ancora fiori, striscioni e una foto di Marco Iovini, il giovane che nell'aprile del 2014 perse la vita in un incidente. «Quello è un tratto maledetto, e quel guardrail è rotto da mesi». Luciano Iovini non ci sta a rimanere in silenzio, perché su quella strada ha perso un figlio. Su quella curva ci ha messo una croce. Gli amici di Marco i fiori, che ogni tanto qualcuno va a cambiare. «Sono mesi, forse più di un anno che la prima barriera è sfondata - racconta Luciano Iovini - In quel punto la prima barriera dà sul ciglio, poi ancora mezzo metro e un'altra barriera. E proprio questa era piegata e sradicata dall'asfalto. I bulloni erano strappati. Ci sono stati diversi incidenti, proprio in quel punto». Incidenti che hanno indebolito le barriere di protezione. Dopo i numerosi sinistri su quella curva è stata installata una retina in plastica arancione, i classici pollai romani, per segnalare che in quel punto c'è qualcosa che non va.
«Se la barriera fosse stata a posto - conclude Iovini - l'auto non sarebbe precipitata».
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Il Messaggero