Tangenti nei municipi, l'ispettore corrotto multava per vendetta

Tangenti nei municipi, l'ispettore corrotto multava per vendetta
Non si parla solo di mazzette e tangenti, tra gli atti dell'inchiesta che ha svelato il malaffare che si nasconderebbe dietro ad un certo mondo dell'edilizia privata,...

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Non si parla solo di mazzette e tangenti, tra gli atti dell'inchiesta che ha svelato il malaffare che si nasconderebbe dietro ad un certo mondo dell'edilizia privata, legato a doppio filo con la pubblica amministrazione. L'indagine che ha portato agli arresti per corruzione e concussione di 28 persone, tra funzionari dei Municipi XIII e XIV, ispettori ed imprenditori, racconta anche di amicizie e favori, ritorsioni e vendette. Alcuni costruttori, infatti, non si sarebbero limitati ad allungare sottobanco bustarelle ai funzionari, per non far rilevare eventuali abusi, ma avrebbero anche tentato di assoldare ispettori corrotti da mandare allo sbaraglio nei cantieri dei concorrenti. Il referente per le "spedizioni punitive" era quasi sempre Marcello Fioravanti, ispettore della Asl Roma E, attualmente in carcere. È una delle figure più controverse dell'inchiesta: secondo gli inquirenti, avrebbe ricevuto denaro e regali per pilotare una sfilza di controlli. Un professionista, in cambio di un'intercessione, gli avrebbe addirittura sistemato il pavimento di casa. Dopo anni di lavoro, Fioravanti era ormai diventato un'autorità, in fatto di sicurezza nei cantieri. Il suo cellulare non smetteva mai di squillare: chiunque avesse un dubbio o necessitasse di un'agevolazione, si rivolgeva a lui. Sono proprio le intercettazioni telefoniche a raccontare la doppia faccia dell'ispettore che, spesso, veniva contattato da operai e imprenditori in cerca di vendetta sui colleghi.


CONTROLLI

Lo scorso marzo, per esempio, Guido Bizzarri (uno degli imprenditori indagati), chiama Fioravanti e gli chiede d'intervenire "presso un cantiere di via Margutta" dove ha lavorato e i cui titolari sono in ritardo con i pagamenti. A suo dire, sarebbero in corso dei lavori di ristrutturazione di un attico «diretti da un architetto balordo e magna magna... lì si può fare carne da macello!». Un altro costruttore, invece, sarebbe disposto a "vendere" un collega pur di avere uno sconto su una mazzetta da pagare all'ispettore. Fioravanti, infatti, per non rilevare abusi edilizi in un cantiere avrebbe preteso 3 mila euro, ma il professionista ne avrebbe pagati solo 2 mila pensando poi di «recuperare la rimanenza proponendo un controllo nei confronti di un altro imprenditore, che potrebbe procurare illeciti profitti da girare poi in parte agli autori della soffiata».


A Fioravanti si rivolgerebbero anche operai licenziati, desiderosi di vendicarsi dell'ex datore di lavoro. Come Marco G., che con il suo ex capo ha addirittura in piedi un contenzioso civile. «Mo faccio un po' di verbalini... degli espostini...» dice l'ispettore, «lo beccamo, non te preoccupà... tu basta che me chiami quando t'accorgi che lì c'è il pienone, poi ci penso io! Non te preoccupà! Ti aiuto io!». Un ulteriore esempio della «strumentalizzazione che l'indagato fa della propria funzione per fini diversi» scrive il gip Anna Maria Gavoni nell'ordinanza di arresto, è in una conversazione intercettata alla fine del 2013. Fioravanti parla con un collega e manifesta il proposito di punire un costruttore che, a suo dire, li avrebbe presi in giro: «Annamo a daglie stà sonata, va!» dice senza mezzi termini, preparandosi forse ad attuare un controllo edilizio ingiustificato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero