L'allarme delle sirene suonò intorno alle 11. «Vidi giungere dalla parte di piazza Bologna, una serrata formazione di lucenti apparecchi». Iniziò...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La cronaca è relativa ad una giornata di morte scolpita nella storia di Roma: quel 19 luglio del 1943 quando caddero per la prima volta le bombe degli Alleati su Roma. Il quartiere di San Lorenzo veniva distrutto, e l'università della Capitale contava la devastazione di numerose facoltà. «Un rifugio antiaereo della Sapienza non era stato mai documentato, ne' menzionato. Se n'era persa completamente memoria», avverte Lorenzo Grassi, studioso ed esperto speleologo del Centro ricerche speleo archeologiche Sotterranei di Roma, che da anni conduce una mappatura dei bunker e rifugi antiaerei di Roma. Quella carta intitolata La corsa pazza verso il rifugio, trovata per caso da Grassi durante una ricerca sul bombardamento del 1943, l'ha guidato alla riscoperta di un autentico bunker nei sotterranei del Palazzo del Rettorato.
LA CARTA D'IDENTITÀ
Si tratta di un perfetto sistema di sale blindate ancora integre che si estende complessivamente per oltre 52 metri quadrati. Col tempo si è persa la memoria della loro destinazione d'uso originaria, finendo per rimanere nascoste dal deposito di faldoni dell'archivio amministrativo che ha occupato il seminterrato del Rettorato. Partendo da quell'indizio, il passaggio chiave nell'indagine è stato l'esame dell'Archivio storico della Sapienza, grazie alla collaborazione della responsabile Carla Onesti, che ha permesso di ritrovare tutte le planimetrie e i disegni originali del 1939. L'esplorazione, avvenuta solo pochi giorni fa insieme ai responsabili dell'Area tecnica dell'ateneo, ha coronato l'impresa.
«Ci siamo trovati di fronte ad un luogo di storia che riposava nell'oblio a pochi metri dal grande via vai degli studenti», riflette Grassi che ne ha ricostruito tutta la carta d'identità. Il bunker fu realizzato tra la fine del 1939 e il 40: «Va immaginato come una grande scatola di cemento inglobata nei locali già esistenti del seminterrato del Rettorato. Trovarlo è stata una caccia al tesoro, anche con le planimetria alla mano», spiega Grassi. Poteva accogliere (e ospitare per diverse ore) un centinaio di persone: in pratica lo staff direzionale dell'ateneo. Aveva due accessi e un'uscita di sicurezza (oggi non più esistente), ma soprattutto era dotato di protezione antigas con un sofisticato sistema di filtraggio e rigenerazione dell'aria (compresa una bicicletta per garantire la circolazione anche in caso di black-out). Costò 101 mila lire (equivalenti oggi a oltre 88 mila euro). A volerlo fu Pietro De Francisci, rettore dell'università tra il 1935 e il 1943. «Sarebbe bello - auspica Grassi - poter avviare un percorso che consenta di rendere fruibile agli universitari e a tutti i romani questo importante patrimonio della memoria dell'ateneo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero