Effettuatela un'eccezione su! ElieBasta Alegiani In via Portuense, allo sportello di una società per la fornitura del...
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ElieBasta Alegiani
In via Portuense, allo sportello di una società per la fornitura del gas, sopra al distributore di numeretti, si legge: «Si avvisa la gentile clientela che il superamento del proprio numero determina la perdita del turno. Non si effettuano eccezioni». Nel messaggio, in particolare nella sua clausola finale, si può riconoscere un tipico esempio di quella che tanti anni fa Italo Calvino definì “l'antilingua”. Per spiegare in una frase di cosa si trattasse, lo scrittore usò proprio questa formula: «L'italiano di chi non sa dire “ho fatto” ma deve dire “ho effettuato”». È insomma quell'astruso linguaggio che siamo abituati a leggere e (quando possibile) a decifrare nei cartelli degli uffici pubblici, nei moduli della burocrazia, nei testi delle leggi, e che può raggiungere picchi di incomprensibilità ben superiori a questo tutto sommato intellegibile messaggio. Viene spesso chiamato burocratese, e anche Calvino lo descriveva come un malcostume dei funzionari pubblici. In realtà è un vizio che non affligge solo i burocrati, ma quasi tutti gli italiani di media istruzione, dagli studenti che scrivono i temi agli avvocati che infarciscono di paroloni i loro atti, e a volte colpisce anche i giornalisti. È il pudore di chiamare le cose con il loro nome, come se usare le parole semplici fosse poco educato. Come se – sono altri esempi di Calvino – i verbi “andare” “trovare” “sapere” indicassero azioni turpi e per questo andassero sostituiti dai più dignitosi “recarsi”, “rinvenire”, “essere a conoscenza”. Dal 1965 a oggi, la situazione è rimasta più o meno la stessa. Quello che però Calvino non poteva prevedere è che lo sportello per le utenze del gas un giorno si sarebbe chiamato “Energy store”.
pietro.piovani@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero