Roma, addio alla Sora Mirella: la “carabiniera” che «faceva la miglior gratachecca al mondo»

Roma, addio alla Sora Mirella: la “carabiniera” che «faceva la miglior gratachecca al mondo»
Le somigliava fisicamente e anche lo slang romanesco, con tanto di parolaccia facile, era lo stesso. Lavoravano sull'amato fiume a trenta metri di distanza, una sul...

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Le somigliava fisicamente e anche lo slang romanesco, con tanto di parolaccia facile, era lo stesso. Lavoravano sull'amato fiume a trenta metri di distanza, una sul lungotevere e l'altra sull'isola Tiberina, e si conoscevano. Entrambe rappresentavano la Roma popolana, verace, spontanea e lavoratrice. Dopo «Sora Lella», se ne va un altro personaggio di quella Roma, «Sora Mirella», colei che per 50 anni ha dissetato migliaia di romani, ma anche turisti, con le «grattachecche», le granite della Capitale.




Mirella Mancini è morta ieri a 78 anni. Per i familiari e gli amici era «la carabiniera», per quel suo stile diretto e senza peli sulla lingua, ma anche per il suo rigore nel lavoro. Forse ereditato dal padre Enrico Mancini, martire delle Fosse Ardeatine, uno dei primi ad aderire a Roma al Partito d'Azione, fu torturato e fucilato alle Fosse Ardeatine perchè inserito nella lista dei 50 detenuti politici Il suo chiosco nel 1915 era uno dei tantissimi che popolavano Roma, ma con il tempo, (fra poco più di 13 mesi festeggerà i 100 anni), è diventato una «bottega storica», un angolo della Roma che fu, che resiste al tempo, alla modernità, al progresso.



Quella di «Sora Mirella» è stata una vita faticosa. Per decenni d'estate il chiosco veniva aperto in tarda mattinata o nel primo pomeriggio e rimaneva aperto fino al 3, alla 4 a volte a 5 del mattino. Per tutto il giorno solo «olio di gomito» per grattare quelle lunghe lastre di ghiaccio, che la mattina si dovevano andare a comprare nelle ghiacciaie e poi venivano trasportate nel chiosco avvolte nelle stoffe per non farle sciogliere. E lì i romani dè Roma, soprattutto nella sere afose, si riunivano, parlavano, discutevano per tutta la notte. «Erano filosofi da marciapiede» e le loro armi erano le battute ed il fare scanzonato, ricorda il nipote di Mirella Massimiliano Smeriglio, attuale vice-presidente della Regione Lazio, che in quel chiosco da bambino ha trascorso tante ore. «Sora Mirella» era convinta che la sua era la migliore grattachecca del mondo e non accettava confronti con altri. Andava orgogliosa dei tanti articoli che, soprattutto, la stampa straniera le aveva dedicato. Ma il suo vanto era soprattutto aver inventato la «checca», così chiamava la sua granita, al «lemoncocco», ghiaccio, sciroppi e frutta fresca in mix. Un vero successo tra i clienti. Ma era anche «carabiniera» nei confronti del marito, per tutti «spappetta», tappezziere dei «numero uno», come amava definirsi, visto che si occupava dell'allestimento delle auto del Vaticano. Lei con rimbrotti, battute e qualche parolaccia lo rimproverava spesso della sua passione per il vino. Oggi il chiosco è moderno, si serve anche altro oltre alle grattachecche, è aperto tutto l'anno e vi lavorano i suoi due figli. Ma il ghiaccio si tritura ancora a mano. Mirella ha lavorato fino a 4 anni fa ed anche la scorsa estate non ha rinunciato ad una visita all'amato fiume, dove ha trascorso 50 della sua vita.
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Il Messaggero