Roma, soldi dai ristoratori per evitare multe, 4 anni all'ispettore Asl: ecco i locali colpiti

Roma, soldi dai ristoratori per evitare multe, 4 anni all'ispettore Asl: ecco i locali colpiti
Non specificava nemmeno il motivo dell'infrazione. «È una cosa grave. Vi costerà di più». L'unica cosa che proponeva per chiudere un...

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Non specificava nemmeno il motivo dell'infrazione. «È una cosa grave. Vi costerà di più». L'unica cosa che proponeva per chiudere un occhio fino a un paio di anni fa un ispettore della Asl RmE, ora Rm1, in servizio con due colleghi infedeli da Borgo a Prati passando per la Cassia erano contanti da barattare col silenzio. Tariffa, dai mille ai duemila euro. Le vittime pagavano e loro o mettevano via il taccuino o stracciavano i verbali, rinunciando all'istante alla ventilata chiusura del locale.


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Dalla Capannina all'Hosteria di Natalino, passando per il Papa Rex. Ogni blitz era l'occasione giusta per provare a chiedere la bustarelle. Ieri per Michele Fanelli, ispettore dell'igiene in servizio per anni alla Asl, però, è arrivata la condanna per concussione a 4 anni e mezzo di carcere, annessa all'interdizione perpetua ai pubblici uffici. Oltre al risarcimento di 15.000 euro per i danni all'immagine alla Asl, assistita dall'avvocato Daniela Piccione.

Una condanna quella di Fanelli che si va ad aggiungere a quella inflitta, l'anno scorso, col rito abbreviato e per il reato di corruzione per induzione ai coindagati, gli ispettori Carlo Diano, 62 anni e Luciano Baratti, 52, puniti rispettivamente con pene di 3 anni e 2 anni e 8 mesi. Uno alla volta o in compagnia i tre dipendenti della Asl avrebbero taglieggiato una sfilza di ristoratori. Il capo di accusa firmato dal pm Maria Grazia Golfieri ne elenca otto. Di cui due addebitati a Fanelli in azione con Diano. L'indagato avrebbe chiesto, senza troppi giri di parole, mille euro al cinese Villaggio del Wok in via Domenico Falcioni, obbligando il commercialista di He Jun a fare da tramite, e altrettanti soldi a Mario Ardu, patron del La Capannina al civico 707 di via Cassia.

LA COLLETTA

In un caso Diano si sarebbe distinto. Invece di fare la solita minaccia avrebbe chiesto alla titolare di un altro ristorante cinese direttamente la somma di 500 euro specificando: «Mi servono per pagare il dentista». Aijne Du, titolare din un ampio locale in via Bartolo da Sassoferrato, quel giorno era rimasta più stupìta che terrorizzata. L'ispettore, infatti, aveva fatto un giro in cucina ed elevato una multa (senza specificare la somma) per poi chiederle direttamente quei cinquecento euro: «Ti lascio la borsa, prendo tutto al ritorno». Solo che la ristoratrice nel frattempo era riuscita a racimolare solo duecento euro. Una somma troppo bassa, tanto che in base al capo di imputazione era stata costretta a fare una colletta tra i dipendenti per raccapezzare altre cinquanta euro.
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Il Messaggero