Roma, sgozzato in casa: caccia al killer del manager tedesco

Roma, sgozzato in casa: caccia al killer del manager tedesco
Lo hanno trovato i vigili del fuoco chiamati da un vicino perché la casa andava a fuoco. Il corpo di Oliver Degenhardt, 49 anni, manager tedesco, era sul pavimento del corridoio,...

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Lo hanno trovato i vigili del fuoco chiamati da un vicino perché la casa andava a fuoco. Il corpo di Oliver Degenhardt, 49 anni, manager tedesco, era sul pavimento del corridoio, quasi dietro la porta d'ingresso. Cercava di scappare, ma l'assassino gli ha spaccato la testa prima che l'uomo potesse chiedere aiuto. Oliver è morto dopo un incontro galante, il movente è probabilmente la rapina.







LA SCOPERTA

É l'una di notte, da via dei Volsci, nel quartiere San Lorenzo, parte una chiamata ai vigili del fuoco, al civico 20 c'è un incendio in un appartamento al quarto piano. I pompieri aprono la porta con facilità, non è chiusa a chiave, il corpo del manager è davanti ai loro occhi, le stanze sono piene di fumo, la camera da letto è in fiamme. In via dei Volsci arriva l'ambulanza del 118, ma il tedesco è già morto. Sull'omicidio indagano i carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci, l'appartamento era a soqquadro, l'assassino aveva rovistato ovunque, in camera da letto c'erano alcune scatole di orologi preziosi svuotate, e mancherebbero anche altri oggetti di valore.

LE ULTIME ORE

I carabinieri hanno ricostruito le ultime ore di Oliver Degenhardt, manager della Kao Italia spa, un'azienda che si occupa del commercio all'ingrosso di profumi e cosmetici. Venerdì sera l'uomo va a cena con una collega in un ristorante poco lontano da casa.



Prendere la macchina non serve, e lascia nel parcheggio la Porsche e la Mercedes. Rientra dopo le 23.30, e poco dopo è in compagnia con l'assassino, forse avevano già un appuntamento, o forse hanno deciso di vedersi dopo una breve telefonata. Certo è che il manager conosceva l'uomo che di lì a poco sarebbe andato da lui, forse un'amicizia recente, qualcuno conosciuto in una chat. Sulla porta d'ingresso e alle finestre non ci sono segni d'effrazione, ed è stato il padrone di casa ad aprire. I due trascorrono insieme quasi due ore (l'allarme per l'incendio risale all'una di notte), forse hanno un rapporto, l'assassino si rende conto di trovarsi in casa di un uomo ricco e pensa di rapinarlo. Ma Oliver reagisce, cerca di scappare, lui lo rincorre dalla camera da letto e lo colpisce a morte, gli sfonda la testa con un oggetto di metallo, sul collo della vittima c'è una ferita, forse dovuta alla caduta. Il medico legale dirà che i colpi alla testa sono molti, ma l'arma del delitto non è stata ancora ritrovata. E non è chiaro ancora come si è sviluppato l'incendio. Se l'assassino ha appiccato il fuoco di proposito dopo avere rapinato orologi e preziosi del manager che aveva appena ucciso, e potrebbe averlo fatto per cancellare ogni traccia di sé, oppure si è trattato di un incidente, magari un corto circuito. I vigili del fuoco al momento non hanno scoperto la causa.



LE INDAGINI


Sarà difficile per i carabinieri trovare impronte nell'appartamento andato a fuoco, l'incendio ha inquinato la scena del delitto. Ieri è stato ascoltato un amico intimo della vittima, un uomo che frequentava da un po' di tempo: «Venerdì sera con Oliver non ci siamo visti - ha raccontato agli inquirenti - ho dormito da un'altra parte». I carabinieri che indagano nel giro gay frequentato dalla vittima, hanno sequestrato il telefonino, le auto della vittima e le immagini girate da una telecamera: i rilievi degli esperti della scientifica e i tabulati pOtrebbero rivelare qualche indizio utile alle indagini. Anche se l'ipotesi dell'omicidio per rapina sembra la pista ritenuta più attendibile, i carabinieri non escludono altre ipotesi. Il delitto di San Lorenzo potrebbe nascondere anche una vendetta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero