Roma, lo sequestra e manda la foto al socio: «Se non mi date i soldi gli stacco la testa»

L'uomo sequestrato dal titolare di una ditta individuale che opera nel settore dei lavori edili, al quale erano stati affidati i lavori di ristrutturazione di un immobile di Anzio

Roma, lo sequestra e manda la foto al socio: «Se non mi date i soldi gli stacco la testa»
Un sequestro di persona a scopo estorsione, aggravata dal metodo mafioso. «Un mio collaboratore è stato sequestrato, il titolare di una ditta con cui lavoriamo...

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Un sequestro di persona a scopo estorsione, aggravata dal metodo mafioso. «Un mio collaboratore è stato sequestrato, il titolare di una ditta con cui lavoriamo pretende dei soldi ci ha mandato le foto della vittima con il volto tumefatto». L'allarme è stato dato il 9 maggio al Centro operativo telecomunicazioni della Questura. La titolare era spaventata: un suo collaboratore era stato sequestrato dal titolare di una ditta individuale che opera nel settore dei lavori edili, al quale erano stati affidati i lavori di ristrutturazione di un immobile di Anzio e di alcuni locali nella capitale. Il malvivente aveva mandato col telefonino fotografie ai soci della vittima. Fotografie dove si vedeva l'uomo picchiato e gonfio sul volto. Accompagnate da una serie di minacce: «Se non pagate gli stacco la testa e la metto nel portabagagli» e Non sono solo ho un esercito con me». Il caso è stato risolto nei giorni scorsi dalla polizia. Il 28 luglio, agenti della Squadra Mobile hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta della Distrettuale Antimafia. A finire dietro le sbarre è stato A.T., 35 anni, gravemente indiziato di essere l'autore di un sequestro di persona a scopo di estorsione, nonché di una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. I fatti risalgono al primo pomeriggio del 9 maggio 2022, quando al 113 arrivava la segnalazione di un sequestro di persona che si stava svolgendo ad Aprilia. La responsabile di una società romana aveva dato l'allarme: un suo collaboratore era sotto sequestro. E la motivazione del gesto era da ricondurre a un credito vantato da A.T. nei confronti della società per cui aveva effettuato i lavori.

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LE INDAGINI
Dall'attività investigativa effettuata dalla Squadra Mobile di Roma, con l'ausilio della Squadra Mobile di Latina, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, è emerso che la vittima era stata costretta ad entrare nella macchina dell'indagato ed era stata privata della libertà per circa 5 ore, minacciata e picchiata, come mostrano anche le foto. Infatti al fine di sollecitare il pagamento, A.T. aveva inviato ai vertici aziendali della società capitolina fotografie e video che ritraevano il sequestrato con il volto tumefatto. La ricostruzione di quanto accaduto è stata pienamente confermata dai successivi approfondimenti investigativi, dai quali è emerso che la vittima, mentre era in ostaggio, era stata obbligata a consegnare la somma di denaro contante che aveva con sé e per ottenere la sua liberazione aveva dovuto effettuare due prelievi al bancomat. Solo dopo aver ottenuto il pagamento, l'indagato ha riaccompagnato l'ostaggio nei pressi della sua macchina. Ad A.T. è stato anche contestato di aver tentato di estorcere una somma di denaro al responsabile commerciale della società per la quale aveva effettuato lavori edili.


Le indagini, infatti, hanno consentito di appurare che l'indagato, tramite whatsapp aveva inviato messaggi dal contenuto intimidatorio in cui evocava la propria vicinanza alla criminalità organizzata campana, prospettando, in caso di mancato pagamento, l'intervento di soggetti riconducibili a un gruppo criminale mafioso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero