Le strade de Roma sò vene de n'corpo. I muri, la pelle segnata dal tempo tatuata dai versi dè na poesia. @frederix33 ...
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@frederix33
Niente auto, calze, scarpe o biglietti aerei. Il misterioso manifesto apparso in questi giorni a Roma non vende nessuna solida realtà, è l'antipubblicità per eccellenza. Almeno per adesso, un giorno, forse, chi lo ha fatto stampare svelerà il senso di questi poster affissi in giro per la città senza nessuna indicazione di chi ne sia il committente. Titolo ambizioso: “Essere”. I quattordici punti articolano una sorta di grammatica ontologica della poesia. «E’ per amore che oggi veniamo allo scoperto – recita l'incipit di questa sorta di mini-trattato sull'arte - Da sempre la nostra specie è tra voi. Nella lingua italiana con la quale oggi parliamo a voi liberamente, noi siamo i poeti». L'auto-elogio prosegue: «Sono nostre tutte le espressioni veramente artistiche che da sempre vi hanno innamorato. Non è possibile la realizzazione di alcuna forma veramente artistica da parte di nessuno che non da un poeta. L’unica vera Arte è poetica perché fatta dal poeta». E, ancora: «Il poeta ha il coraggio di non fare nulla. Non facendo nulla non soffre di nessun tipo di rimorso, perché altra è la sua natura e alto il suo contributo. Non fa distinzioni tra le ridicole categorie quali: sesso, luogo di provenienza, colore della pelle, credo religioso o politico, ceto sociale. Il poeta è ovunque, sotto qualsiasi forma». Chiosa un po' criptica: «Chi non è, non è». Mistero da svelare. Con un appunto: la prossima volta, cari poeti, evitate di alimentare la giungla delle affissioni abusive, sporcare i muri della nostra città è assai poco poetico.
marco.pasqua@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero