Roma, al Sant'Eugenio un solo ascensore per vivi e morti

Roma, al Sant'Eugenio un solo ascensore per vivi e morti
Lo stesso ascensore per vivi e morti. Accade all’ospedale Sant'Eugenio di Roma, dove da oltre 10 giorni nel padiglione A è funzionante solo uno dei due mezzi...

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Lo stesso ascensore per vivi e morti. Accade all’ospedale Sant'Eugenio di Roma, dove da oltre 10 giorni nel padiglione A è funzionante solo uno dei due mezzi normalmente a disposizione per l’intero edificio. Alla stessa cabina che trasporta anche il vitto e le apparecchiature diagnostiche accedono i parenti in visita ai malati, i medici che salgono nei reparti, gli infermieri che portano i degenti a fare analisi cliniche o in sala operatoria. Ma, soprattutto, i pazienti deceduti che vengono trasferiti in camera mortuaria. Il risultato? Naturalmente il rischio di contrarre infezioni.


E la ragione potrebbe essere ancor più sorprendente. “L’ascensore in questione dovrebbe servire i reparti di medicina, neurologia, geriatria ed ematologia, incluso il day hospital ematologico con un andirivieni quotidiano di accessi – dichiara il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica.

“Si tratta di una situazione di emergenza e non si comprende quindi il mancato intervento. Speriamo non sia causato, come ci riferiscono da più parti, da uno stallo burocratico. Nello specifico, pare che il blocco dell’ascensore sia dovuto alla scadenza dell’appalto della manutenzione e all’attesa della data dell’aggiudicazione del nuovo bando. Nel frattempo, poiché nessuno potrebbe rispondere in caso di emergenza, l’ascensore rimane fermo, a discapito ancora una volta dei pazienti, degli utenti e degli stessi operatori sanitari”.


E sempre da dichiarazioni del segretario generale apprendiamo che l’ascensore non sia l’unico problema dell’ospedale dell’Eur: svariati reparti del Sant’Eugenio sono infatti sprovvisti di barelle che sono state consegnate al Pronto Soccorso trovatosi in difficoltà per l’elevata affluenza. Diversamente avrebbe dovuto utilizzare quelle in dotazione alle ambulanze, cosa ovviamente non attuabile. “Quella della sanità è una situazione oramai al collasso e non si può intervenire ufficialmente soltanto quando, purtroppo, ci scappa il morto. Sono necessari interventi costanti, seri e mirati per ridare dignità a una realtà che ci vede tutti coinvolti”.   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero