Roma, la puzza non è social ma in città c’è lo stesso

Roma, la puzza non è social ma in città c’è lo stesso
Mio figlio da piccolo turista: «Roma è bellissima ma c’è troppa spazzatura e puzza, il nostro sindaco...

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Mio figlio da piccolo turista:

«Roma è bellissima
ma c’è troppa spazzatura e puzza,
il nostro sindaco è più bravo»
@AnnaritaDiSena

C’è una cosa che unisce Roma nord a Roma sud passando per il centro storico. La puzza. Sì, Roma puzza. Sempre di più. E con l’arrivo dell’estate la situazione è diventata intollerabile.
Provate a passeggiare di notte su viale Aventino, tra il Circo Massimo e Piramide: un odore nauseabondo di immondizia e rifiuti accompagnerà ogni vostro passo. Provate all’imbrunire a camminare in viale Mazzini a Prati o in via Flaminia dall’altra parte del Tevere: la situazione è la stessa. Maleodorante. A Ostia sul lungomare la fragranza della salsedine è sopraffatta dagli avanzi di pesce in putrefazione, a Casalpalocco e Parioli l’odore dei gelsomini in fiore è ormai un ricordo d’infanzia.

D’altronde a Roma la raccolta dei rifiuti non funziona. In molti, trovando i secchioni stracolmi, lasciano la spazzatura per terra. I camion svuotano i contenitori ma l’immondizia intorno resta. E il fetore anche. Le strade, poi, non si lavano più come una volta, al massimo solo quelle principali come via Nazionale.
Puzzano, e tanto, anche le piazze più belle della città. Ma più che dei rifiuti la “colpa” è degli animali: i cavalli delle botticelle che stazionano negli angoli più affascinanti di Roma fanno fiumi di pipì e il caldo fa il resto, poi ci sono le carcasse di uccelli morti (piccioni uccisi dai gabbiani) e i topi (schiacciati dalle auto).

Ma tutto questo non c’è su internet: sui social network ancora non si possono condividere odori e puzze. Ecco perché, forse, chi amministra la città non se ne è accorto. Perché per stare dalla parte dei cittadini è, sì, utile controllare la Rete ma non basta. E i risultati sono sotto gli occhi, e il naso, di tutti.

davide.desario@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero