La guerra nucleare tra Regione e Roma Capitale sui rifiuti è cominciata. L’ordinanza firmata ieri sera da Nicola Zingaretti impone alla sindaca Virginia Raggi di...
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E c’è un passaggio dell’ordinanza, magari burocratico, che però non può passare inosservato. In caso di comportamenti omissivi, la Raggi sarà denunciata all’autorità giudiziaria. L’epilogo dai toni infuocato arriva dopo tre giorni di tempesta in cui la Raggi ha rotto non solo con la Regione, ma anche con i grillini degli altri territori, visto che a Civitavecchia anche M5S è infuriato dopo che ha firmato un’ordinanza che obbliga la discarica di Fosso del Crepacuore a ricevere la spazzatura della Capitale. In sintesi: la discarica di Colleferro è chiusa provvisoriamente dopo un incidente, ma chiuderà per sempre tra poche settimane. La Regione e il Ministero dell’Ambiente stanno chiedendo da tempo a Roma Capitale di trovare un sito alternativo, anche solo per lo stoccaggio, ma la Raggi si è sempre rifiutata. Sostiene che spetta a Zingaretti e che comunque non deve essere all’interno del territorio romano.
Nella notte tra martedì e mercoledì sembrava ci fossero i margini per un’intesa su un centro di stoccaggio sull’Ardeatina. Ma alla fine la Raggi ha ceduto alle pressioni dei presidenti dei Municipi e ieri mattina si è presentata, senza annunciarlo, in consiglio regionale con la fascia tricolore, causando l’indignazione soprattutto dei consiglieri regionali delle province a cui vorrebbe mandare i rifiuti. «Usiamo le discariche già presenti nel resto del Lazio, proroghiamo di un anno Colleferro» dice la Raggi. Anche il Movimento 5 Stelle si è spaccato a metà su un ordine del giorno che richiamava le responsabilità di Roma Capitale. Alla sera l’ordinanza di Zingaretti. Le prescrizioni più importanti: subito una commissione tecnica con Roma Capitale, Città metropolitana e Regione che in 5 giorni scriva un documento sull’individuazione - dentro Roma - dei siti. Entro altri 14 giorni Roma Capitale dovrà farli partire. Uno o più di uno, centri di stoccaggio o discarica. Le prescrizioni vanno oltre: dotare finalmente l’Ama di un piano industriale (entro il 31 marzo), fare un bando per portare i rifiuti all’estero (annunciato tante volte, non è mai partito), individuare due centri di trasferenza (anche su questo Ama da mesi sta perdendo tempo). L’ordinanza rileva, citando i dati, anche il flop della differenziata a Roma, visto che tra il 2016 e il 2018 è aumentata appena del 2 per cento; sottolinea la paralisi dell’Ama che, malgrado le prescrizioni contenute in un’altra ordinanza emanata questa estate, non ha mai approvato i bilanci del 2017 e del 2018.
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Il Messaggero